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Palermo. Ricorre oggi il 38° anniversario della morte di Pio La Torre ucciso il 30 aprile del 1982 mentre si trovava in auto insieme a Rosario Di Salvo.

La Torre venne ucciso perché aveva proposto il disegno di legge che prevedeva per la prima volta il reato di “associazione mafiosa” e la confisca dei patrimoni mafiosi.

“Il ricordo di Pio La Torre ci pone davanti alle scelte di un uomo che decidendo di proporre nuove ed incisive norme contro la mafia se ne assume l’onere e il rischio, ritenendo che tutto ciò rappresentasse la normalità dell’azione politica e sociale”, così Giuseppe Antoci Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto ed ex Presidente del Parco dei Nebrodi sfuggito ad un agguato mafioso nel maggio 2016.

"La sua azione e il suo sacrificio ci impongono un forte coinvolgimento attivo della società - continua Antoci - produrre sempre di più una rete di protezione essenziale, in aggiunta a quella che lo Stato deve assicurare, è oggi un dovere per tutti".

“Il nostro è un Paese pieno di energie e presenze positive - ancora Antoci - è un Paese sano malgrado le zone d’ombra, i suoi tanti problemi e le lacune che si riscontrano al suo interno. Ognuno di noi deve fare la sua parte perché ritrarsi dalle proprie responsabilità, fingere di non vedere non è un comportamento neutrale, al contrario costituisce un obiettivo e concreto aiuto alla illegalità e a chi la coltiva”.

“Certo - continua Antoci - assicurare il rispetto della legalità è sicuramente compito dello Stato e delle Istituzioni ma il contributo che proviene da ognuno di noi e dalla diffusione della cultura della legalità e della responsabilità è decisivo per dare senso e valore al sacrificio di quanti come Pio La Torre, per questo agire, hanno perso la loro vita”, conclude Antoci.

Foto © Imagoeconomica

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