di AMDuemila
Per i giudici “Mario Ciancio Sanfilippo non è pericoloso”
La Corte d'Appello di Catania ha disposto il dissequestro di tutti i beni dell’editore catanese Mario Ciancio Sanfilippo che era stato deciso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale. Tra le motivazioni dei giudici di secondo grado vi è la "mancanza di pericolosità sociale" dell’imprenditore. Tornano dunque a Ciancio le aziende del gruppo e le testate giornalistiche La Sicilia e La Gazzetta del Mezzogiorno, fino ad oggi sotto amministrazione giudiziaria. Un patrimonio che ammonta ad oltre 150 milioni di euro. Per la Corte d'Appello di Catania il decreto impugnato "va conseguentemente annullato" perché, scrivono i giudici nelle 117 pagine della sentenza motivata, "non può ritenersi provata l'esistenza di alcun attivo e consapevole contributo arrecato da Ciancio Sanfilippo in favore di Cosa nostra catanese". Inoltre, scrive ancora la Corte, "non può ritenersi provata alcuna forma di pericolosità sociale, né è risultata accertata e provata alcuna sproporzione tra i redditi di provenienza legittima di cui il preposto e il suo nucleo familiare potevano disporre la liquidità utilizzata nel corso del tempo".