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di Giuseppe Lumia
Mascariamento e ancora mascariamento! Un approccio e una strategia che continua a colpire l’Antimafia, ma attenzione quella vera, quella che fa veramente male alle mafie, quella che produce fatti, norme, progettualità, azioni concrete e mette in discussione sistemi di potere e collusioni devastanti.
Pensate a quello che è successo a Giuseppe Antoci. Rischia la vita per aver messo in discussione milioni e milioni di euro in affari della “mafia dei pascoli” o meglio la “mafia dei terreni”, subisce un attentato ed è vivo per miracolo insieme agli agenti della scorta e da quel giorno la macchina del mascariamento si mette in moto. Come valutare il recente lavoro della Commissione Regionale? Lo stesso giornalista Paolo Borrometi che ha fatto un lavoro egregio di inchiesta e denuncia viene continuamente colpito dal mascariamento. Così anche i testimoni di giustizia, con in testa Piera Aiello, che invece di essere sostenuti e incoraggiati vengono denigrati... E gli esempi sono innumerevoli, io stesso ne so qualcosa per i numerosi attacchi che mi sono stati rivolti in tal senso...
Un bel vantaggio per chi pensa che la lotta alle mafie non sia una priorità facendo finta o occultando i danni devastanti che le mafie producono sulla selezione delle classi dirigenti nell’eliminare i migliori, quelli ritenuti scomodi...
“Le menti raffinatissime” ci giocano sopra ricorrendo sempre più al “mascariamento” per completare il quadro della lotta a chi gli può far male perché capace e competente.
Non è una novità, purtroppo è sempre avvenuto nella storia con una relazione stretta tra omicidi mirati, depistaggi e mascariamento. Ma c’è anche qualche elemento di novità su cui vale la pena di riflettere.

Qualche accenno per capire:

1) Tra la fine dell’Ottocento e l’avvio del Novecento si produsse un Movimento, quello dei Fasci Siciliani, eccezionale: per quel tempo straordinariamente moderno e molto popolare. Tutti i migliori leader, territorio per territorio, furono sterminati. L’elenco da Bernardino Verro in poi è lunghissimo. In Sicilia e nel Sud in generale, a seguito della sconfitta imposta al Movimento, causarono Emigrazione diffusa e Sottosviluppo... Omicidi e mascariamenti si mescolarono lungo una scia impressionante di sangue...

2) Alla fine della Grande Guerra, durante il “biennio rosso”, 1919 e 1920, abbiamo conosciuto un altro periodo intenso di lotta sociale nelle fabbriche e pure nelle campagne dominate dai feudi. Si sviluppó un’intensa attività che inevitabilmente si scontrò con la mafia. Caddero diversi dirigenti come Rumore nel 1919, come Paolo Li Puma e Giovanni Orcel nel 1920... Lo Stato si schierò sempre in modo collusivo e i leader più qualificati e popolari furono uccisi. Un altro danno incalcolabile da tutti i punti di vista, sia sociale che istituzionale... Anche allora il mascariamento accompagnó la strategia di sangue...

3) Dopo la Seconda Guerra Mondiale partì un altro straordinario Movimento intorno alla Riforma Agraria che produsse alti livelli di cultura e di emancipazione... I tanti e tanti Placido Rizzotto, tutti i più capaci, anche allora furono uccisi... La classe dirigente fu pertanto impoverita delle energie migliori. Risultato: democrazia depotenziata, sistema di collusioni devastante e un altro flusso migratorio a causa del mancato sviluppo... Il mascariamento non mancó nel fare la sua squallida parte...

4) Stesso ragionamento va fatto sui più recenti anni Ottanta e sui primi del Novanta sempre del Secolo scorso. Mattarella, La Torre, Impastato... Solo per citare alcuni tra i più grandi leader politici. Insieme a loro caddero di nuovo i migliori. Così stavolta avvenne tra le forze dell’ordine, il prefetto, tra i giornalisti, tra gli imprenditori, tra i sacerdoti, tra i magistrati... Il risultato è un impoverimento della classe dirigente di cui tutt’ora paghiamo tutte le conseguenze in termini di maturazione della democrazia e di sano sviluppo... Mascariamento, depistaggi e trattative fecero spesso capolino nel tentare di coprire la strategia della sistematica eliminazione...

Ma la Storia pure in questo caso non la si ritiene maestra di vita o memoria attiva a cui non si deve rinunciare.
Da mesi è in atto una fase nuova e altrettanto insidiosa. Il rischio di essere colpiti rimane, non illudiamoci e non facciamo l’errore di sottovalutare l’uso politico della violenza mafiosa. Ma avanza un’altra strategia ancora più raffinata, seppure con tratti molto antichi, tesa alla spasmodica ricerca di ottenere frutti cospicui seppur avvelenati e tutti a vantaggio delle mafie e di chi vive con esse in relazioni collusive. Si tende sempre più ad anticipare e caricare il peso della delegittimazione con la strategia del “mascariamento” così da poter colpire a monte la credibilità di chi è esposto nella lotta alle mafie, di chi può in sostanza rappresentare una minaccia e stoppare la possibilità di diventare classe dirigente e dare un contributo alla liberazione del Paese della presenza invasiva della mafie...
L’Antimafia naturalmente deve reagire a testa alta. Non subire! Non deve giocare con sterili conflitti interni o addirittura con la strumentalizzazione del “mascariamento”... O alimentarlo e diffonderlo... Il gioco sporco va smascherato mantenendo sempre “il cuore caldo e la mente lucida” e investendo su un piano progettuale per:

1) tirare fuori il meglio di sè per analizzare bene gli errori commessi e le cadute che pur ci sono state, per liberarsi dalla malattia dell’”Io”, accettare il confronto e il pluralismo interno ed esterno e andare avanti con nuovo vigore e dinamismo...

2) Smontare culturalmente e socialmente i tanti e dannosi “luoghi comuni” e riprendere un cammino in grado di lanciare una progettualità moderna di lotta integrata sui vari versanti: sociale e culturale, economico e finanziario, repressivo e giudiziario e politico istituzionale... Non esiste un’ unica via, “messianica”, ma nell’integrazione dei vari approcci si possono ottenere successi strutturali...

3) Darsi un vasto raggio d’azione. Nello stesso tempo territoriale e globale... Le mafie sono abili a giocare su entrambi i livelli quindi le Antimafie devono fare un salto di qualità in tale direzione...

4) Acquisire una sua dimensione politica, attenzione questa deve essere libera e autonoma, capace di interloquire a testa alta e con abilità con tutti i soggetti politici della rappresentanza sino a quando la lotta alle mafie non diventi una grande priorità su cui impegnare le migliori energie e competenza con un’azione programmata e costante nei Governi e nei Parlamenti locali nazionali e soprattutto nel contesto europeo nel segno degli Stati Uniti d’Europa...

Si tratta di lavoro impegnativo e per molti versi in controtendenza ma è indispensabile e vitale. Perché delle mafie dobbiamo e possiamo finalmente liberarcene compresi tutti gli annessi e connessi a partire dall’odioso e squallido mascariamento.

osservatoriomediterraneosullamafia.blogspot.com

Foto © Imagoeconomica

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