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un uomo per beneIl 14 settembre di 30 anni fa la mafia uccide a Trapani il magistrato in pensione Alberto Giacomelli
Ora in libreria per EDB, la sua storia viene riconsegnata alla memoria

«Un delitto “senza”. Senza clamore. Senza assassini (mai trovati), senza movente per lungo tempo, senza lapidi e celebrazioni per ricordare l’uomo e il magistrato. Un giudice dimenticato un attimo dopo la sua morte violenta».
Alberto Giacomelli, ucciso dalla mafia il 14 settembre 1988, aveva lasciato la toga da più di un anno per andare in pensione. Era stato presidente delle misure di prevenzione del Tribunale; un uomo defilato, silenzioso, sobrio. Uno che dietro il sipario decideva i destini economici di quei «galantuomini» e che aveva messo la firma su un patrimonio che, per volontà e in nome del popolo italiano, non doveva più appartenere alla mafia. Il suo delitto senza memoria, inghiottito da depistaggi, omertà, ignoranza porta, sullo sfondo, l’ombra cupa di Totò Riina.
Salvo Ognibene riconsegna alla memoria la storia del coraggioso magistrato con il libro «Un uomo perbene. Vita di Alberto Giacomelli, giudice ucciso dalla mafia» pubblicato dalle Edizioni Dehoniane Bologna con la prefazione del giornalista di «Repubblica» Attilio Bolzoni (pp. 120, euro 12,00).
Lontana dalle attenzioni dei cronisti e dalle luci degli studi televisivi, la figura di Giacomelli ci viene ora restituita grazie ai ricordi di chi lo ha conosciuto.

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