di Antonio Vassallo
A pochi giorni dalla strage, è il fotografo Antonio Vassallo, ad avere l’idea di dipingere a caratteri cubitali la scritta NO MAFIA in quella casupola sulla collina di Capaci, nei cui pressi erano appostati i mafiosi, capitanati da Brusca, che il 23 maggio del 1992, con un telecomando, azionarono l’esplosivo che fece saltare l’autostrada, uccidendo il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.
Antonio, con un gruppo di amici, attivi nella difesa e nella valorizzazione del territorio, armati di scale, colore e pennello, dipinsero NO MAFIA di blu, in modo che potesse vedersi anche dall’autostrada sottostante. La scritta non durò a lungo. Diversi film e fiction furono girati in zona per raccontare la strage di Capaci e quella scritta non poteva esserci. Finite le riprese nessuno si preoccupò di ripristinare quella scritta voluta da semplici cittadini, ma altamente simbolica. La parete rimase bianca e illuminata da un faro sino alla notte tra il 28 e il 29 giugno del 2005. Quel giorno, infatti, primo anniversario dell’attacchinaggio a Palermo dell’adesivo UN INTERO POPOLO CHE PAGA IL PIZZO E’ UN POPOLO SENZA DIGNITA’, il Comitato Addiopizzo decise di replicare l’iniziativa a Capaci. E mentre un gruppo di ragazzi attaccava gli adesivi in paese, un altro gruppo composto da giovani di Capaci, andò a ripristinare quella scritta, da allora mai più cancellata e visibile anche la notte. “Chiesi questo regalo ai compagni in Addiopizzo - ricorda Dario Riccobono, tra i fondatori di Addiopizzo e cittadino di Capaci - attacchinare in paese mentre assieme ad un gruppo di miei concittadini andavamo a ripristinare quella scritta altamente significativa per noi giovani della generazione ’92. E così, reclutati alcuni giovanissimi in paese, andammo da Antonio Vassallo, autore della scritta parecchi anni prima. Ci mise a disposizione colore e scala guidandoci sino alla casina, passando per trazzere e arrampicandoci al buio nella collina”.
Da allora, di tanto in tanto, si è ridipinta la scritta NO MAFIA, quando l’effetto sbiadente degli agenti atmosferici lo ha reso necessario. E questo gesto si è spontaneamente connotato come un’azione simbolica, diventando una sorta di liturgia laica intensamente vissuta e ampiamente partecipata.
L’ultima volta, nel maggio del 2017, per il venticinquesimo anniversario della strage, migliaia sono stati i cittadini a partecipare. Quel luogo, infatti, per iniziativa spontanea di tanti comuni cittadini, è diventato simbolo di resistenza alla mafia e di riscatto, cartolina di una Sicilia che si oppone. Per tutta la primavera, decine di studenti e turisti, guidati da Addiopizzo Travel, visitano quel monumento alla resistenza antimafia, sentendolo come proprio e incontrando Antonio Vassallo il quale racconta la sua esperienza la sua esperienza come testimone della strage e autore di fotografie sequestrate e misteriosamente scomparse.
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Foto © Antonio Vassallo

L’origine della scritta ''NO MAFIA'', un urlo diventato simbolo di resistenza
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