Siamo fatti di carne, e non si può infierire oltre la tortura che viviamo da 25 anni, neppure in campagna elettorale.
Del resto l’arringa del nostro Avvocato a Palermo al processo trattativa Stato mafia, le intercettazioni fra Giuseppe Graviano e il compagno d’aria Adinolfi, che riportano la pesante frase “ci vorrebbe una bella cosa”, riferendosi alla strage di “via dei Georgofili”, danno una dimensione esatta di quali possano essere le prove a carico per andare a rinvio a giudizio subito per i “Concorrenti di Cosa nostra” nelle stragi del 1993.
A questo punto, pur rischiando il “vittimismo”, peraltro già ostentato in larga misura quando la notizia della riapertura delle indagini per le stragi del 1993 è apparsa sui massimi quotidiani al momento delle elezioni in Sicilia, serve un rinvio a giudizio subito con le prove già esistenti e sarà il processo a stabilire se innocenza o colpevolezza vi fu rispetto ai nostri figli che hanno perso la vita in via dei Georgofili.
Del resto, quando nel 1998 per “Autore 1 e Autore 2” fu preparato il rinvio a Giudizio e poi non se ne fece più nulla, la domanda è stata sempre la stessa per lunghi 20 anni: Perché? Perché nuovi “partiti nascenti” avevano raggiunto 12 milioni di voti dati da persone disinformate sulla loro innocenza o sulla loro colpevolezza?
Giovanna Maggiani Chelli
Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili