di Giuseppe Lumia
La legge sui testimoni di giustizia è stata approvata. È una legge tanto attesa, sofferta e voluta fatta di ben 28 articoli, che ha trovato nel Parlamento una condivisione unanime.
Si è superato un vizio all’origine, per cui nella legislazione italiana i testimoni venivano considerati una costola dei collaboratori di giustizia. Un errore grave perché i testimoni di giustizia, al contrario dei cosiddetti pentiti, sono cittadini onesti che decidono di fare il proprio dovere: testimoniare, appunto, fatti di mafia di cui sono a conoscenza.
Si tratta, quindi, di persone perbene che decidono coraggiosamente di abbattere il muro dell’omertà. Un muro solido che ha consentito alle mafie di impossessarsi, anche con la violenza, del destino di molti territori e della vita di chi ci abita.
Adesso la legge è calibrata proprio su di loro, non è più derivata dai collaboratori ed è una legge organica e sistemica. Caso raro nella produzione legislativa del nostro Paese.
Si supera un altro problema, anche questo viziato sin dall’origine. Quello cioè di considerare testimoni soltanto coloro che si allontanano dal territorio in cui vivono. Quelli che rimangono o che possono rimanere, senza correre eccessivi rischi per la propria vita e per quelli dei propri familiari, potranno continuare a vivere nella propria casa, col proprio nome e cognome e con la propria attività lavorativa. Certo quando è necessario il testimone deve essere trasferito al fine di limitare i pericoli per la propria incolumità.
Si mette anche a fuoco il reinserimento sociale e lavorativo, che non può essere più penalizzante, ma nella legge si prevede proporzionato e organizzato. Così anche la sicurezza viene garantita, senza quello stop and go che spesso ha caratterizzato l’agire strumentale dello Stato: “fino a quando mi sei utile ti sostengo, quando non lo sei più ti abbandono al tuo destino”, come purtroppo è accaduto in diverse occasioni con conseguenze anche tragiche.
In Aula nel mio intervento da relatore (leggi la mia relazione) ho sentito la necessità di chiedere loro scusa. Mi scorrevano davanti agli occhi le tante storie, le tante sofferenze, i mille travagli che ho avuto modo di conoscere nel corso della mia lunga attività antimafia.
Ringrazio l’Associazione nazionale dei testimoni di giustizia, che ha vissuto con partecipazione il lavoro dei parlamentari della Commissione antimafia, dove si è preparata la riforma.
Dopo ben più di 20 leggi approvate sul tema dell’antimafia - come l’aumento delle pene per i reati di mafia, il falso in bilancio, l’autoriciclaggio, le squadre investigative europee e soprattutto la riforma del nuovo codice antimafia - ci avviamo a chiudere la legislatura con una bella pagina della vita parlamentare, che mi ha segnato positivamente.
giuseppelumia.it
Foto © Ansa
Testimoni di giustizia, finalmente una legge ad hoc
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