Aaron Pettinari, inviato a Palermo di "AntimafiaDuemila", è l'autore di "Quel terribile '92" (Imprimatur). "Quello che stiamo vivendo oggi è figlio di quel periodo storico"
Aaron Pettinari quando ci furono le stragi di Capaci e di via D’Amelio, dove morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli agenti di scorta, aveva solo 8 anni. Dei tragici fatti del 1992 ha dunque pochi ricordi diretti, per lo più immagini sfocate della tv e frammenti discorsi che sentiva fare in famiglia. Ricorda però molto bene la strage del 27 maggio del 1993, quella di via dei Georgofili a Firenze. «Rimasi colpito dal fatto che tra le vittime ci fosse una bambina di nove anni, aveva la mia stessa età, e anche la sorellina di soli due mesi. Questo è un ricordo che mi è rimasto dentro e in qualche modo, anni dopo, ha contribuito nella mia scelta di fare il giornalista».
Aaron oggi è inviato a Palermo per “Antimafia Duemila” e all’anno delle stragi di mafia ha voluto dedicare un libro “Quel terribile 1992” (Imprimatur), ricostruendo attraverso le testimonianze di 25 persone il sentimento che scorreva nel cuore e nella mente degli italiani. Un coro di voci, alcune molto famose altre meno, che riporta quei tragici fatti dentro una dimensione fatta di paura e al contempo di speranza perché il 1992 è stato anche l’anno di Mani Pulite e dell’abbattimento di un potere che sembrava inattaccabile. «Nelle testimonianze c’è un’alternanza di sentimenti – racconta Aaron – che risponde a quello che noi volevamo, ovvero colmare un punto di vista che spesso viene messo da parte, quello del popolo, testimone della storia».
Lella Costa, Fiorella Mannoia, Neri Marcoré (concittadino di Pettinari), Manuel Agnelli, Dario Vergassola, Daniele Silvestri, Vauro Senesi, Jacopo Fo, solo per citarne alcuni, ricostruiscono quel 1992 partendo dalle loro vite, da ciò che facevano e desideravano per il loro futuro. «Tutti – sottolinea il giornalista – offrono un punto di vista personale interessante, dove il pubblico si confonde con il privato perché quell’anno, per molti di loro, è stato anche un punto di svolta personale».
Alla presentazione del libro alla biblioteca civica di Varese è intervenuto anche Enzo Rosario Laforgia, storico e presidente dell’Istituto Luigi Ambrosoli. «Il 1992 è un anno che non riusciamo a toglierci dalle spalle - ha detto Laforgia -. E in questi giorni con le elezioni in Sicilia stiamo ascoltando quegli stessi argomenti e discussioni di 25 anni fa, come se non fossero mai passati. Nel 1992 Aaron Pettinari aveva solo 8 anni e forse è proprio questo bisogno di riappropriarsi di quel periodo che lo ha spinto a scrivere il libro».
«Quando ripenso al 1992 e a quegli anni – ha continuato lo storico – ricordo che ero preso da una grande esaltazione e da un grande stordimento per la velocità con cui le cose accadevano, ma anche da ondate di grande depressione. Per me il 1992 inizia in realtà il 25 dicembre del 1991 quando Michail Gorbaciov rassegna le sue dimissioni da capo dello Stato e la bandiera rossa viene ammainata».
Certi avvenimenti hanno illuso gli italiani che le cose stessero cambiando veramente mettendo in discussione tutto quello con cui si era cresciuti. «È vero - ha sottolineato Pettinari -. Il 1992 non si capisce se non si dilata il tempo, ricomprendendo anche il 1989 e la caduta del muro di Berlino e tutto ciò che ne è seguito. Quello che stiamo vivendo oggi è figlio di quel periodo storico».
Alla presentazione era presente anche una classe della scuola media Don Rimoldi di San Fermo. Una bella sorpresa per Aaron Pettinari che salutandoli uno per uno ha detto: «Ricordatevi che la storia siamo noi».
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