Tornano in libreria, a partire dal prossimo 7 novembre in tutta Italia, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, con il loro ultimo saggio-shock sulla ‘ndrangheta, dal titolo “Fiumi d’oro”, edito anche questo da Mondadori, e interamente dedicato alla trasformazione della vecchia mafia rurale in holding finanziaria capace di condizionare il mercato transnazionale e di imporre le sue regole alle grandi economie internazionali.
Un libro che lascia il segno, che racconta risvolti e dettagli assolutamente inediti di una guerra spietata, che la ‘Ndrangheta combatte ormai a suon di milioni di dollari in tutto il mondo sui mercati finanziari che più contano, investendo fiumi di denaro illecitamente ricavati dal traffico internazionale della droga.
Un saggio spietato, soprattutto per il linguaggio usato e per il modo come Nicola Gratteri e Antonio Nicaso hanno scelto questa volta di spiegare al grande pubblico a cui entrambi sono ormai abituati il vero ingranaggio criminale che governa oggi il mondo finanziario non solo italiano, e non solo europeo.
Una sorta di romanzo criminale che parte dalla Calabria, dai pianori aspromontani, dai paesi più interni della Locride, dagli anfratti più inaccessibili dell’Appennino calabro per arrivare poi nei paradisi fiscali più elitari e più misteriosi del mondo, dove i soldi della ‘Ndrangheta vengono depositati e reinvestiti poi in operazioni questa volta perfettamente legali, e comunque assolutamente inattaccabili sotto il profilo penale.
Una ennesima testimonianza di coraggio civile da parte di questo magistrato che da 30 anni vive una vita blindata, e da parte del suo amico più caro, Antonio Nicaso, che da altrettanti anni analizza sentenze, aggiornandosi continuamente sulle dinamiche delle varie mafie. Assieme hanno scritto dodici libri, veri e e propri best sellers di successo. Il nuovo saggio di Gratteri e Nicaso parte da una data molto precisa, da un fatto di cronaca ripreso dai giornali di tutto il mondo.
Era il 10 luglio 1973, quando viene rapito a Roma John Paul Getty III, sedici anni, nipote del petroliere Jean Paul Getty, uno degli uomini più ricchi al mondo. Il nonno pensa in un primo momento a uno scherzo, qualcuno forse- pensa- vorrà spillarmi dei soldi.
Ma dopo tre mesi di inutili trattative, i sequestratori inviano al «Messaggero», il più antico quotidiano di Roma una busta con dentro un pezzo dell’orecchio del ragazzo. Il 15 dicembre John Paul viene finalmente liberato, ma intanto per la sua liberazione sono stati pagati circa 2 miliardi di vecchie lire.
E’ inutile dirlo, la notizia- raccontano Gratteri e Nicaso- rimbalza sui giornali di tutto il mondo ed è così che l’organizzazione mafiosa dal nome impronunciabile, ‘ndrangheta, che sta facendo dei rapimenti un affare miliardario, comincia a essere conosciuta anche all’estero.
Un libro per certi versi scioccante, che mette in luce un mondo che nessuno in realtà ha mai conosciuto fino in fondo, che chiama in causa responsabilità precise e anche pesanti, e qualche volta persino di sapore “istituzionale”, per via delle mille collusioni possibili tra potere malavitoso e potere decisionale.
“Con i soldi sporchi dei sequestri- spiegano gli autori- vengono costruiti in Meridione interi quartieri, ma si comprano anche camion, autocarri, pale meccaniche, si creano imprese edili che partecipano alle gare per gli appalti pubblici. E soprattutto, una grossa parte di quel denaro viene investita prima nel contrabbando delle sigarette, poi nell’acquisto della droga, il vero, grande business delle mafie”.
Naturalmente, spiega il saggio di Gratteri e Nicaso- “l’enorme quantità di contante disponibile grazie agli «affari» richiede di essere lavata e riciclata”. Ma in che modo? Tranchant la risposta che ci danno i due studiosi: “In molti modi, e per favorirne la riconversione, gli uomini della ‘ndrangheta cominciano a spostarsi al Centro e al Nord d’Italia, ma anche all’estero, in Nord Europa, in Sudamerica, in Australia, in Canada.
Forti anche delle «carenze» normative di molti paesi, come appunto il Canada, che solo agli inizi degli anni Duemila fissa un limite nell’introduzione di denaro liquido”. E’ impressionante il dato numerico a cui Gratteri e Nicaso fanno riferimento: “Si stima che la ‘ndrangheta fatturi ogni anno circa 43 miliardi di euro, di cui almeno il 75 per cento viene reinvestito nell’economia legale.
Quelli che scorrono sono veri e propri fiumi d’oro: la mafia calabrese li investe nell’edilizia, nel settore immobiliare, nel terziario, nell’eolico, nei rifiuti, ma anche nel turismo, nel lusso, e persino nei centri di accoglienza. E lo fa grazie a una miriade di alleanze strategiche con funzionari pubblici, bancari, avvocati, commercialisti, broker senza scrupoli. Perché la corruzione continua a essere l’ossatura del potere mafioso”.
Nell’era della tecnologia più avanzata, poi, le nuove leve della ‘ndrangheta si scambiano informazioni grazie ai social e WhatsApp, e dal Canada spediscono in Italia BlackBerry con sofisticati software che impediscono le intercettazioni.
Dalla lettura di questo saggio così importante si intuisce bene che combattere contro il riciclaggio su scala planetaria diventa ogni giorno più faticoso: la differenza dei sistemi giuridici, la mancanza di reati associativi e la difficoltà di globalizzare l’azione di contrasto favoriscono tutte le mafie che, invece, riescono sempre più a collaborare a livello internazionale.
“Questo libro, però- sottolineano Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, senza timore questa volta di essere smetiti-, ci insegna che non è impossibile farlo”.
Beatrice Nano
Il libro verrà presentato il 19 novembre a Milano (Bookcity), il 20 a Firenze, il 21 a Roma, il 22 a Napoli, e poi di nuovo in giro per tutta l’Italia.
primapaginanews.it