PALERMO. "Siamo qui, in segno di sostegno ai lavoratori della Calcestruzzi Belice, affinché il cammino di riscatto e uso sociale del bene confiscato abbia continuità e ricadute sempre più collettive. Ma siamo qui anche per ricordare che ogni bene confiscato e restituito all'uso sociale, può rivelarsi la chiave di volta, lo strumento determinante per sconfiggere il sistema mafioso e i poteri sporchi e corrotti che lo alimentano. Qui per sottolineare, dunque, la necessità di approvare tutte le misure contenute nel nuovo codice antimafia volte a renderlo più efficace". Lo dice don Luigi Ciotti. "Ma le leggi sono forti quando sono incise nella coscienza dei cittadini. - aggiunge - Per questo non solo dobbiamo sentire profondamente nostro quest'impegno, ma sentire anche rivolte a noi le minacce a chi lo rafforza con parole oneste, serie, documentate. È il caso di Salvo Palazzolo, bravo giornalista oggetto ieri di minacce per aver informato delle misure preventive di confisca applicate ad alcuni 'beni' della famiglia Riina". "Sappiano questi signori, i quali minacciano di risorgere come l'Araba Fenice per vendicare nove volte l''offesa' ricevuta, che esiste una Sicilia e un'Italia che s'impegnano per la libertà e la giustizia, e che di fronte alle minacce e alle menzogne non indietreggiano né tacciono", conclude.
ANSA
Foto © Andrea Leoni
Mafia: don Ciotti, accanto a giornalista Palazzolo
- Dettagli
- AMDuemila-1