Procuratore Messina, rimanere estranei a élite politica e finanza
Messina. "La ragione principale per la quale mi trovo qui sono gli studenti. Anche loro hanno ormai compreso che abbiamo un sistema di giustizia che non funziona. Chi vi si rivolge non è contento: si tratta di un dato pacifico che non necessita di giri di parole". Così Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Messina, a un incontro al dipartimento di Scienze politiche e giuridiche dell'università di Messina su "Magistratura e politica", nel giorno in cui ricorre l'anniversario della strage di via d’Amelio. "La magistratura, nell'ultimo periodo, si è doppiamente indebolita: da un lato - ha aggiunto - per la percezione che ne ha avuto l'opinione pubblica che ha ritenuto che la colpa della mala giustizia ricada sugli operatori e non sul modello prescelto dalla politica; dall'altro a causa di interventi legislativi che hanno ingolfato il sistema anziché semplificarlo, allungando i tempi dei processi e generando un surplus - spesso inutile - di lavoro". Nella società - ha proseguito Ardita - vigono élite politico finanziarie che gestiscono molteplici interessi, rispetto alle quali i magistrati devono rimanere estranei. Diversamente il cittadino non avrebbe strumenti di difesa. Per far comprendere il messaggio agli studenti faccio l'esempio dell'Ilva di Taranto, vicenda contraddistinta da notevoli interessi: tutte le forze sociali ed economiche avevano interesse a che continuasse la produzione, anche a costo di sacrificare vite umane. Il magistrato, in questo come in altri casi, resta l'ultimo baluardo per il cittadino".
ANSA