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grasso pietro c emanuele di stefanoIl presidente del Senato ha tenuto, stamattina in sala del Tricolore, una lezione sulla legalita' a un centinaio di studenti delle scuole superiori del territorio
di Paolo Pergolizzi

REGGIO EMILIA. Una “rivolta etica” contro la “grave crisi di legalita’ del Paese”, perche’ la legalita’ “e’ il baluardo dietro cui si difendono i diritti dei piu’ deboli”. A cominciare dal tema del lavoro per i giovani, “il modo migliore per zittire le sirene della criminalita'”. Questi i concetti ribaditi oggi a Reggio Emilia dal presidente del Senato Pietro Grasso, nella lezione sulla legalita’ a un centinaio di studenti delle scuole superiori del territorio.

L’appuntamento con la seconda carica dello Stato si e’ svolto nella sala del Tricolore del municipio, nell’ambito della rassegna antimafia organizzata dalla Provincia per il settimo anno consecutivo. Grasso ha sottolineato che “in certe realta’ la maestra di vita non e’ la scuola o la famiglia ma, la strada. E questo rende vulnerabili alle sirene della criminalita’ con promesse di facili ricchezze, che si traducono poi in carcere, morte e sangue”.

L’ex magistrato ha voluto poi ribadire che la “mafia si e’ evoluta entrando nella criminalita’ economica. Ha capito che con la violenza armata non vinceva e infatti quella mafia e’ stata distrutta dallo Stato con la repressione”. Oggi pero’, prosegue Grasso, “la mafia e’ parte del sistema e ha creato una rete di relazioni con la corruzione, che e’ uno dei mali dilaganti, con cui si e’ mimetizzata e che rendono difficilissimo individuarla”.

Proprio nella citta’ del Tricolore, dove e’ in corso il processo Aemilia al clan della ‘ndrangheta Grandi Aracri, il presidente del Senato ha sottolineato: “Le mafie al centro nord non si sono infiltrate, ci sono state gia’ da alcuni anni come il processo ha documentato. Ma ora, grazie al consenso sociale e delle istituzioni, ci sono le capacita’ per far venire fuori questi fenomeni”. Da qui l’appello ai ragazzi ad ascoltare “la propria coscienza” e ad “ad una rivolta etica, contro la corruzione, il finanziamento illegale dei partiti, chi sfregia l’ambiente o butta a mare gli immigrati”.

Compito, conclude Grasso, che “spetta ai giovani che con la loro forza possono cambiare il mondo”. Stefano Bonaccini, presidente della Regione, ricorda tra gli altri impegni della sua amministrazione l’approvazione del testo unico sulla legalita’ e le risosrse per quasi un milione di euro stanziate per consentire lo svolgimento del processo Aemilia a Bologna e a Reggio “perche’ siamo i primi ad essere interessati a sapere cosa sia accaduto”. Il governatore aggiunge: “Per un periodo qui non si voleva vedere la realta’. Ma io non credo che questa sia una terra di mafia. E’ una terra dove la mafia c’e’ stata, ma ora con un sforzo corale delle Istituzioni e della societa’ civile stiamo creando gli anticorpi”.

Sulla stessa linea il sindaco di Reggio Luca Vecchi: “Siamo in cammino sul terreno insidioso della lotta alle organizzazioni criminali, con consapevolezza e senso delle istituzioni, sapendo che la cultura della legalita’ si fa anche costruendo relazioni”. Il presidente della Provincia Giammaria Manghi, sottolineando il carattere “non rituale” dell’appuntamento, parla di una “resistenza riattualizzata contro lo Stato ombra che si vuole sostituire allo Stato”.

Al termine della cerimonia in muncipio, Vecchi ha donato a Grasso il “primo tricolore” e gli studenti una targa alla giornalista Maria Grazia Mazzola, curatrice di diverse inchieste antimafia, “come testimone del nostro tempo” (Fonte Dire).

reggiosera.it

Foto © Emanuele Di Stefano

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