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carminati schermo tvA Mafia Capitale è il giorno di Massimo Carminati che per la prima volta si sottopone all'interrogatorio dei suoi difensori. L'udienza, nell'aula bunker di Rebibbia e davanti ai giudici della X sezione penale, rappresenta forse lo snodo decisivo nel maxiprocesso che ha terremotato i palazzi della politica all'ombra del Campidoglio. Sono 24 i capi di imputazione contestati dai pm al "Nero": dall'associazione di stampo mafiosa, alla corruzione, alla turbativa d'asta. 
"Io sono un vecchio fascista degli anni settanta e sono contentissimo di quello che sono". Lo ha detto Massimo Carminati nell'aula bunker di Rebibbia al processo a Mafia Capitale. "Non avevo alcun motivo per nascondermi, stavo finendo l'affidamento, ero proprio sereno" ha aggiunto l'ex Nar ricostruendo le prime fasi dell'indagine, quando si accorse che era seguito dagli investigatori. "Io ho sempre vissuto sotto il controllo delle forze dell'ordine - ha detto - so di che parlo. E poi anche se ho un occhio solo ci vedo bene". A Mafia Capitale è il giorno di Massimo Carminati che per la prima volta si sottopone all'interrogatorio dei suoi difensori. L'udienza, nell'aula bunker di Rebibbia e davanti ai giudici della X sezione penale, rappresenta forse lo snodo decisivo nel maxiprocesso che ha terremotato i palazzi della politica all'ombra del Campidoglio. Sono 24 i capi di imputazione contestati dai pm al "Nero": dall'associazione di stampo mafiosa, alla corruzione, alla turbativa d'asta. Per chi indaga Carminati aveva la forza criminale per potere influenzare e condizionare, anche grazie alla sua "fama", il destino di alcune gare d'appalti per milioni di euro su cui le coop di Salvatore Buzzi avevo puntato. Carminati ha chiesto che le telecamere della tv non lo riprendano mentre parlerà in collegamento dal carcere di Parma dove è detenuto dal dicembre del 2014 in regime di 41 bis. "Si sottoporrà all'esame - dice Ippolita Naso, difensore assieme al padre Giosue' dell'ex Nar -, un po' perche' glielo abbiamo suggerito noi difensori e un pò perche' il processo 'Mafia Capitale', rispetto ad altri più o meno 'celebri' che lo hanno visto imputato, si presta ad un suo intervento in quanto è condito di una serie di ricostruzioni fantasiose e suggestive che meritano di essere chiarite una volta per tutte". I difensori assicurano che nel corso dell'interrogatorio ci sarà spazio anche per una sorta di excursus della sua vicenda criminale. La militanza nelle formazioni di estrema destra, forse anche il colpo al caveau della banca della cittadella giudiziaria di Roma nel 1999: passaggi della storia del "Nero" che però non rappresenteranno il nucleo delle domande. "Il suo - dicono i legali - non sarà un racconto a ruota libera come e' stato quello di Buzzi la cui versione sui fatti ha occupato ben 8 udienze". Proprio Buzzi ha concluso oggi il suo controesame tornando a parlare di politici e finanziamenti. "Complessivamente abbiamo dato a Panzironi 875mila euro", ha detto l'ex capo della 29 giugno aggiungendo sull'ex ad di Ama un giudizio tranchant: "è un delinquente, chiedeva sempre soldi. Quelli in nero restavano a Panzironi per vincere le gare Ama, quelli in chiaro andavano alla Fondazione Nuova Italia e quindi andavano a Gianni Alemanno", negando che i soldi dati a Panzironi siano stati un "sistematico finanziamento" della campagna elettorale di Alemanno. Nel corso dell'interrogatorio, Buzzi ha sostenuto di avere "finanziato in chiaro e mai in nero la campagna dell'ex sindaco di Roma sindaco Walter Veltroni. Il sistema delle cooperative, non la sola '29 giugno', per la campagna tiro' fuori circa 150mila euro. Non erano soldi per vincere le gare - ha precisato- ma era un riconoscimento all'attivita' dell'amministrazione Veltroni che aveva affidato alle cooperative sociali la manutenzione del verde dei parchi di Roma".

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