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caccia bruno webEx uomo clan catanesi, processo per reticenza meglio di pericolo
Milano. "Meglio un processo per reticenza che mettere in pericolo la vita dei miei figli e dei miei familiari, io non intendo rispondere, vi chiedo scusa e grazie". Così Vincenzo Tornatore, pentito del clan mafioso dei 'catanesi' e che doveva essere sentito oggi come testimone nel processo milanese a Rocco Schirripa, imputato come esecutore materiale dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia del 1983, ha deciso di non parlare davanti ai giudici, anche se poco più di tre mesi fa, invece, aveva reso dichiarazioni davanti agli investigatori. Al presidente della Corte d'Assise di Milano, Ilio Mannucci Pacini, che gli ha fatto presente che lui da teste 'semplice', perché non coinvolto nei fatti del processo, non poteva avvalersi della facoltà di non rispondere, Tornatore, in videoconferenza da un luogo segreto, ha risposto: "I miei figli hanno solo me". E il giudice: "Cos'è cambiato, però, da quando ha reso le dichiarazioni a dicembre?". Il pentito: "Non voglio mettere in pericolo nessuno".
Tornatore, uno dei pentiti del clan dei 'catanesi' da fine anni '80, in un verbale reso davanti alla Squadra Mobile di Torino il 7 dicembre del 2016 aveva raccontato che "nessuno di noi catanesi" prese parte all'omicidio di Caccia, ma "ero costantemente informato del progetto perché me ne parlavano i miei accoliti, Miano e gli altri catanesi". Tra l'altro, aveva spiegato, "poco prima dell'omicidio noi catanesi fummo 'consigliati' di allontanarci da Torino in modo tale da crearci un alibi" qualora le forze dell'ordine nelle indagini successive li avessero convocati. In sostanza, Tornatore aveva messo a verbale che i 'catanesi' sapevano del progetto di Domenico Belfiore (condannato all'ergastolo in via definitiva come mandante) e della 'ndrangheta, dunque, di uccidere il magistrato. E lo avrebbero saputo dallo stesso Belfiore. Oggi il pentito era stato chiamato dal pm Marcello Tatangelo proprio a confermare quelle dichiarazioni, ma l'uomo ha detto di voler più parlare. Scatterà per lui, dunque, un procedimento per falsa testimonianza, data la sua reticenza. "Meglio di mettere in pericolo la vita dei miei figli", ha risposto. La difesa di Schirripa non ha dato il consenso all'acquisizione del verbale reso da Tornatore in indagini, mentre il legale dei familiari di Caccia, l'avvocato Fabio Repici, ha chiesto ai giudici di valutare se non sia il caso di far entrare comunque il verbale nel processo in base ad una norma sui testimoni minacciati. Il processo proseguirà con altri testi dell'accusa venerdì prossimo, 17 marzo.

ANSA

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