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buzzi salvatore interrisRoma. Farà tutti i nomi dei politici pagati. E il libro nero delle tangenti verrà “ricostruito centesimo per centesimo”. Così Salvatore Buzzi, il gran cerimoniere delle coop attorno al quale ruota il maxiprocesso di Mafia Capitale, ha detto ai giudici nella sua prima apparizione in aula. Ieri, 8 marzo, ha preso la parola in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo, per essere interrogato. Sarà una deposizione monstre che durerà circa una settimana: sette udienze per raccontare la sua “verità”. Quella a cui, secondo quanto afferma, la Procura di Roma non ha voluto credere nel corso dei cinque interrogatori svolti durante le indagini.

Sono qui per difendermi - ha esordito - In passato ho reso cinque interrogatori in Procura ma non sono mai stato creduto. Vedremo di dimostrare qui che quello che dicevo era vero”. Buzzi nel corso dell’interrogatorio dovrà rispondere sui 35 capi di imputazione contestati dai pm. In questa prima tranche di confronto con i giudici, Buzzi ha offerto una sorta di sguardo di insieme della sua vicenda professionale e penale. Spazio alle risposte anche sul rapporto con Massimo Carminati, ritenuto dagli inquirenti a capo dell’organizzazione mafiosa che puntava a controllare gli appalti all’ombra del Campidoglio. “Non rinnego l’amicizia con Carminati ma lui nelle mie cooperative non contava nulla, nulla”, dice. E ancora: “Massimo Carminati l’ho conosciuto in carcere dopo il mio arresto per omicidio volontario. Nel corso della detenzione ho avuto contatti con ambienti neo fascisti anche se io ero dichiaratamente di sinistra, anzi finì li proprio per questo. Non ho mai avuto problemi con loro, mi trovai benissimo e in quel periodo ho conosciuto anche Gianni Alemanno che però apparteneva all’area missina”.
Con l’ex Nar, Buzzi si è rincontrato “nel 2012 quando entrò nelle coop. La sua presenza incideva in modo del tutto relativo nel fatturato delle cooperative”, sottolineando che il volume del fatturato degli appalti in cui è stato coinvolto anche Carminati è del 3,3% rispetto a quelli complessivamente gestiti dalla galassia delle coop Buzzi. Nel corso dell’interrogatorio Buzzi ha raccontato della sua esperienza nelle cooperative sociali. “Eravamo un sistema perfetto - ha aggiunto - che funzionava benissimo, non come quello descritto da queste ricostruzioni fantasiose”. “Nel 1986, quando sono uscito dal carcere - ha raccontato nel processo a Mafia Capitale - abbiamo creato la prima cooperativa sociale con il coinvolgimento di otto soci, tutti reduci da pene detentive pesanti. Usufruimmo dei primi fondi assegnati con somma urgenza dalla Provincia e al momento degli arresti del 2 dicembre 2014 eravamo in 2200, tra dipendenti diretti e indiretti, cioè appartenenti alle cooperative legate alla ’29 giugno’. Il nostro fatturato è cresciuto tra il 1998 e il 2000 e poi, in maniera esponenziale, grazie all’emergenza Nord Africa e alloggiativa, tra il 2008 e il 2012. Io al mese arrivavo a prendere seimila euro di stipendio, quattro volte la paga di un operaio, perché eravamo di sinistra e ci piaceva fare cose di sinistra”.

Eravamo il fiore all’occhiello di Legacoop - è il ricordo di Buzzi - e crescevamo tanto velocemente che a un certo punto andammo in Legacoop a chiedere se andava tutto bene, e loro ci dissero: siete perfetti”.

blitzquotidiano.it

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