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schirripa rocco"Botta e risposta" fra Corte d'Assise di Milano e i pm che ottengono la riapertura delle indagini: il panettiere accusato di avere ucciso il magistrato nel 1983 sarebbe tornato in libertà oggi per un errore procedurale. Orlando manda gli ispettori
di Ottavia Giustetti
Rocco Schirripa resta in cella, nonostante la Corte d'assise di Milano abbia disposto la scarcerazione. Accusato di essere il killer del procuratore capo di Torino Bruno Caccia, ucciso nel 1983, il panettiere di Torino con precedenti per traffico di droga e da sempre considerato vicino al clan Belfiore, è sotto processo con l'accusa di omicidio oltre trent'anni dopo il delitto. Questa mattina la Procura di Milano, con un immediato decreto di fermo, ha "annullato" la decisione dei giudici prima ancora che il presunto killer potesse uscire dal carcere di Opera dove è detenuto. Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini e il pm Marcello Tatangelo, tentano così di salvare l'inchiesta e il processo che sembrava definitivamente compromesso da un errore di procedura commesso all'inizio dell'inchiesta.
Pochi minuti di speranza e poi il nuovo colpo di scena: Mauro Anetrini e Basilio Foti, hanno ricevuto la notifica del provvedimento di scarcerazione "per nullità assoluta degli atti", ma subito dopo la questura di Torino li ha informati che il pubblico ministero aveva emesso un fermo nei suoi confronti bloccando la sua rimessa in libertà.




Il tentativo del pm è quello di "salvare" le prove raccolte prima del 25 novembre, giorno in cui il pm Marcello Tatangelo ha formalmente iscritto Rocco Schirripa nel registro degli indagati compromettendo la validità delle indagini. Sembra un paradosso ma è stata proprio quella iscrizione a rendere nulla l'inchiesta. Nessuno a Milano, infatti, si era accorto che il presunto killer era già stato indagato per gli stessi reati in un fascicolo d'indagine aperto nel 1996 e archiviato nel 2001. Alla luce di questo procedimento antecedente il magistrato dell'accusa avrebbe dovuto chiedere l'autorizzazione al gip prima di "resuscitare" l'inchiesta. Accortisi dello sbaglio, gli inquirenti sabato scorso sono stati costretti ad autodenunciarsi, e a chiedere alla Corte d'assise di revocare l'ordinanza di custodia cautelare per Schirripa. Rimettendolo in libertà. Nel frattempo però hanno studiato una nuova strategia. E in attesa del provvedimento della Corte hanno messo in atto due contromosse. La prima è di chiedere e ottenere dal gip in tempo record l'autorizzazione (quella che mancava) a riaprire l'indagine. La seconda è disporre il fermo di Schirripa e depositare una nuova misura cautelare nei suoi confronti. Il fermo consente all'accusa di tenerlo in cella per 48 ore. Dopodiché, la speranza del pm è che dal gip, Stefania Pepe, arrivi la conferma di un nuovo arresto. Ma con quali prove? Se quelle che lo hanno portato in carcere l'11 dicembre 2015 non sono più utilizzabili, quali altre possono giustificare il nuovo provvedimento di arresto? L'avvocato che difende l'imputato, Mauro Anetrini ipotizza che il fermo (che non è ancora stato notificato) sia stato disposto per pericolo di fuga e per i gravi indizi. "Quali sono i gravi indizi? - dice Anetrini - Ci vediamo domani in udienza", dove appunto la difesa punterà a ottenere l'inutilizzabilità delle prove a carico del panettiere di 64 anni in quanto "illegittime".

Ma una speranza che non tutte le intercettazioni siano carta straccia c'è. L'indagine recente sull'omicidio del procuratore, infatti, è stata aperta il 3 luglio 2015 in seguito alla richiesta del legale della famiglia Caccia. Ma i due sospettati a luglio erano ufficialmente, Demetrio Latella e Rosario Cattafi. Quindi su Schirripa si è indagato per circa cinque mesi senza che fosse iscritto nel fascicolo. Dal 3 luglio al 25 novembre la squadra mobile di Torino ha raccolto intercettazioni che potrebbero rivelarsi sufficienti a incastrare il presunto Killer. E, secondo l'interpretazione della procura di Milano, c'è una possibilità che queste intercettazioni non siano rese nulle dal vizio di forma.

Bisogna attendere i prossimi passi per capire come e se i magistrati milanesi saranno in grado di ribaltare un esito che in questo momento sembra irreparabilmente segnato. “In presenza di un precedente decreto di archiviazione emesso dal giudice per le indagini preliminari di Milano il 21 febbraio 2001 e in mancanza dell’autorizzazione a indagare una seconda volta - scrivono i giudici della Corte d’Assise presieduta da Ilio Pacini Mannucci - gli atti compiuti dal pubblico ministero risultano affetti da nullità assoluta”. Il dettato dell’articolo del codice che prevede questa procedura “trova fondamento nel principio del ne bis idem, mirando a evitare reiterazioni del procedimento con riferimento a uno stesso fatto, fino a quando non emergano esigenze di nuove investigazioni da valutarsi in sede di autorizzazione alla riapertura delle indagini”.
E ora scende in campo anche il governo. L'Ispettorato del ministero della Giustizia, su richiesta del ministro Andrea Orlando, ha avviato accertamenti preliminari in merito all'iter procedurale e alle misure adottate nei confronti di Rocco Schirripa.

torino.repubblica.it

In foto: Rocco Schirripa il giorno dell'arresto

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