Palermo. Si è difesa tra le lacrime la figlia di Pietro Liga, condannato per mafia, e ora sotto processo assieme alla moglie e alla figlia per un tentativo di estorsione in carcere. "Non ho mai estorto dei soldi a nessuno", ha detto Maria Liga al giudice Nicola Aiello, davanti al quale si svolge il processo con il rito abbreviato. La ragazza, di 26 anni, ha ribadito che un mafioso come suo padre non avrebbe mai permesso che la moglie e la figlia si occupassero di certe cose. Tutto comincia nel braccio "Libeccio" del carcere Pagliarelli di Palermo. Le richieste estorsive sarebbero andate avanti da agosto a ottobre 2014 e cioè pochi mesi dopo che la vittima - un componente della famiglia Granà - era stata arrestata nel blitz dei carabinieri Reset del giugno precedente. Ed è proprio nelle carte dell'ordinanza che Liga, raggiunto dallo stesso provvedimento nel carcere dove era rinchiuso dal 2013, ha letto le parole ritenute lesive della sua dignità di uomo d'onore ("sbirro"). E così, quando era ancora al Pagliarelli, Liga - secondo la Procura - avrebbe avvicinato Granà nella cappella chiedendogli 20 mila euro. Se non avesse pagato sarebbero scattate le ritorsioni nei confronti de familiari. Poi lo "sconto" a 2.500 euro, che i parenti del detenuto avrebbero dovuto consegnare alla moglie e alla figlia di Liga, in base alle direttive ricevute durante i colloqui. Ma proprio i colloqui "incriminati" sono stati smentiti dagli avvocati che hanno dimostrato che in quei giorni Granà (che sarebbe stato indicato da Liga ai suoi parenti) non era nell'aula destinata agli incontri. Il processo è stato rinviato al 4 luglio.
ANSA
Estorsioni: figlia Liga, non chiesi denaro per conto mio padre
- Dettagli
- amduemila-1