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"Pro domo sua"! Si dirà.
Ma, perché no!
Nelle “misure di contenimento della spesa sanitaria” non si è tenuto conto ancora una volta delle vittime del terrorismo di “cosa nostra” del 1993.
Quelle vittime prodotte dall’incuria, dalla dabbenaggine e  dal malaffare, quando la mafia ha messo a ferro e fuoco l’Italia, anche perché nel campo della sanità aveva travalicato ogni limite alla dissolutezza del denaro pubblico.
Le vittime identificate con anni di battaglie con il codice V01 in seno alla USL Nazionale, al di là di tutti i numeri dei protocolli per le varie malattie, dovrebbero aver accesso a tutto quanto è il meglio in fatto di farmaci.
Ovvero:

1) Aumento dell’aspettativa di vita
2) Riduzione delle complicanze invalidanti indotte dalla malattia
3) Miglioramento della qualità di vita
4) Minore incidenza di effetti tossici a parità di efficacia.

Dovrebbero essere i punti cardine riconosciuti da tutti i medici di base e da tutti i farmacisti d’Italia e raccolti in una unica voce: V01.
Non che ogni volta per ordine del Governo e volontà del Ministro della Salute, le vittime di Matteo Messina Denaro, ricco come un nababbo, debbano girare le “sette chiese” per farsi riconoscere il diritto di  accedere ai farmaci brand, destinati invece con "queste nuove misure di contenimento della spesa sanitaria" ai soliti noti.
Possibile che ancora non si è capito che il prezzo pagato dalle vittime delle stragi del 1993 è un prezzo senza pari?
E che in troppi stanno godendo i benefici mafiosi ottenuti sulla pelle dei nostri figli morti e la nostra pelle di sopravissuti, proprio per quel tritolo innescato in via dei Georgofili a Firenze, e ne godono, di quei benefici ottenuti con il supporto a “cosa nostra”, mentre se stanno caldi fra gli scranni del Parlamento?

Giovanna Maggiani Chelli
Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili

ANTIMAFIADuemila
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