20 gennaio 2015
Firenze. "La verità è che in questa strage la mafia non c'entra. Questa è l'ennesima strage di Stato". Lo ha detto l'avvocato Luca Cianferoni, difensore di Totò Riina, unico imputato al nuovo processo per la strage del treno rapido 904 del 23 dicembre 1984, al termine della quarta udienza all'aula bunker di Santa Verdina a Firenze, commentando le testimonianze dei due collaboratori di giustizia, Calogero Ganci e Francesco Paolo Anzelmo ascoltati oggi dai giudici. "Forse è stata fiancheggiatrice, ma certo non l'ha ispirata" ha aggiunto. Con Riina collegato in videoconferenza dal carcere di Parma, Cianferoni mentre il primo collaboratore, Ganci, rispondeva alle domande del pm Angela Pietroiusti, si è alzato e, quasi parlando tra sè ha commentato: "La verità è che Pippo Calò è innocente". Calò venne condannato all'ergastolo per la così detta 'strage di Natale' che causò 17 morti e 267 feriti. Ai giornalisti, a fine udienza, il legale ha spiegato che secondo lui i due collaboratori di cosa nostra ascoltati oggi, "erano in forte imbarazzo nel rispondere alle domande del pm e nel sostenere l'accusa contro Calò. Questo processo, per me, è finito prima di iniziare". Entrambi i testimoni al pm hanno risposto di non aver mai sentito parlare della strade del 904, ma entrambi hanno confermato che dall'83 Riina era a capo della commissione provinciale e regionale di cosa nostra. La prossima udienza è fissata per martedì 27 gennaio: sul banco dei testimoni altri collaboratori di giustizia dopo che una settimana fa aveva deposto, in videoconferenza, anche Giovanni Brusca al quale, secondo quanto ha raccontato, durante il maxi processo di Palermo Calò chiese di nascondere l'esplosivo conservato da Cosa Nostra perchè poteva diventare una prova della sua "corresponsabilità nella strage".
ANSA
Rapido 904: legale Riina, con questa strage mafia non c'entra
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