12 dicembre 2014
Petizione online del direttore di Telejato, da anni nel mirino di Cosa nostra per le sue denunce. "Una trentina di nomi amministrano decine di imprese, che spesso vengono svuotate e distrutte"
“C’è ancora un business di cui non si parla, un business di milioni di euro. Il business dell’Antimafia“. La denuncia arriva da Pino Maniaci, storico animatore di Telejato a Partinico, da anni vittima di intimidazioni per il suo impegno antimafia. Questa volta, però, Maniaci se la prende con la gestione delle aziende confiscate a Cosa nostra e chiede di firmare una petizione che spinga la Commissione parlamentare antimafia a raccogliere in audizione le sue denunce. “Ritroviamo molto spesso la solita trentina di nomi, che amministrano decine di aziende e imprese. E non per capacità, perché la maggior parte di quei beni falliscono durante la fase di sequestro”, afferma il giornalista nell’appello. “Anche se poi vengono dichiarati esterni alla vicenda e gli imputati assolti da tutte le accuse”.
Secondo Maniaci, “la pratica di vendere parti delle aziende stesse mentre sono ancora sotto sequestro, è abbastanza consolidata, e ci si ritrova con aziende svuotate e distrutte ancor prima del giudizio definitivo, che sia di confisca o di dissequestro”. La petizione è corredata da una videoinchiesta di Telejato sul tema. “I beni confiscati”, continua Pino Maniaci, “sono circa 12.000 in Italia; di questi più di 5000 sono in Sicilia, circa il 40%. La maggior parte nella provincia di Palermo. Si parla di un business di circa 30 miliardi di euro, solo qui a Palermo. Questi beni sotto sequestro vengono affidati a un amministratore giudiziario scelto dal giudice del caso, che dovrebbe gestirlo mantenendolo in attività e tenerlo agli stessi livelli che precedevano il sequestro”.
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