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23 dicembre 1984. E’ quasi Natale quando si consuma uno degli attentati più gravi e devastanti della storia repubblicana. I terroristi piazzano una bomba in uno scompartimento del Rapido 904, diretto da Napoli a Milano, e la fanno esplodere mentre il convoglio percorre la galleria di San Benedetto Val di Sambro, teatro, 10 anni prima, della strage dell’Italicus. Questo eccidio, 16 vittime e centinaia di feriti, può essere considerato il primo degli attentati di mafia nel Continente, che prelude alle bombe degli anni ’90. Alcuni dei responsabili sono stati condannati in via definitiva: il mafioso Pippo Calò, i suoi aiutanti Guido Cercola e Franco Di Agostino e l’artificiere tedesco Friederich Schaudinn. Le indagini hanno anche fatto luce sui complessi legami tra clan camorristi, destra neofascista partenopea e mafia siciliana. Il 25 novembre 2014, si aprirà a Firenze il processo a Totò Riina, accusato di essere il mandante. Nel film “La strage di Natale” di Martino Lombezzi si sentono le testimonianze dei sopravvissuti che descrivono l‘orrore di quel momento e il successivo percorso di riabilitazione fisica e psichica. Alcuni di loro, dopo trent’anni di silenzio, parlano oggi per la prima volta. Ma il documentario non è ancora concluso perché servono ulteriori risorse per acquistare materiali di archivio dalle teche Rai, realizzare una colonna sonora originale e sostenere le spese di post-produzione. Ecco perché il regista ha lanciato un crowdfunding per raccogliere il denaro per completare il suo lavoro

20 novembre 2014

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