Il Pm della Dda di Roma a Stati generali antimafia di Libera
25 ottobre 2014
Roma. "Nessun imprenditore straniero intende investire nelle regioni del Sud, poiché continua a percepire la pericolosità dovuta al condizionamento della presenza mafiosa. D'altro canto, il caso della confisca di alcuni immobili al clan camorrista dei Bardellino, affittati da tempo al personale della base della Marina statunitense, ha dimostrato plasticamente la sconfitta dello Stato in terra di mafia". Lo ha detto Luca Tescaroli, sostituto procuratore Repubblica Dda Roma, intervenendo al seminario organizzato a Roma da Libera in collaborazione con Unioncamere nell'ambito degli Stati generali dell'antimafia e intitolato 'Impresa bene comune: le aziende confiscate per il lavoro vero'. "Dopo il sequestro, avvenuto a San Cipriano d'Aversa - ha aggiunto Tescaroli - alla scadenza dei contratti i responsabili della base statunitense non hanno voluto proseguire il rapporto con l'amministratore giudiziario, perché hanno sostenuto che la nuova proprietà non fosse funzionale alle esigenze di manutenzione, ritenendo quindi che lo Stato non fosse affidabile in quel territorio. In sostanza il rappresentante dello Stato italiano non poteva essere efficiente come il mafioso. È lo specchio di una realtà preoccupante, che ha dimostrato l'incapacità dello Stato e che deve spingere a ripensare il modello di gestione delle imprese confiscate e sequestrate". Tra le vie d'uscita proposte dal magistrato, vi sono un ripensamento dell'Agenzia nazionale "in una holding propulsiva, capace di assicurare una gestione consortile e non parcellizzata delle aziende oggetto di misura di prevenzione patrimoniale". O, ancora, "lo sgravio contributivo, anche temporaneo, per le imprese sequestrate e confiscate, in grado di far emergere il lavoro nero".
ANSA
Beni confiscati: Tescaroli, Stato sconfitto, superare criticità
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