di AMDuemila - 15 luglio 2014
I carabinieri del Nucleo tutela dell'Ambiente hanno arrestato oggi quattro persone accusate dai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Roma di aver tentato di riciclare il "tesoro" di Vito Ciancimino. Le manette sono state messe a Sergio Pileri, imprenditore originario di Rieti e residente in Romania, Victor Dombrovschi, di cittadinanza rumena, Raffaele Valente, imprenditore originario di Termoli residente in Montenegro, Romano Tronci, ingegnere pistoiese residente a Milano. Le custodie cautelari (per i primi tre in carcere, ai domiciliari per Tronci in considerazione dell'età) sono state disposte dal Gip del Tribunale di Roma, Massimo Battistini su richiesta della Procura.
L'operazione è stata possibile grazie alla collaborazione tra investigatori italiani e rumeni e grazie all'intervento, sia dalla fase delle indagini, di Eurojusted Interpol che hanno, peraltro, permesso l'esecuzione del blitz contemporaneamente in Italia ed in Romania dove i Carabinieri sono stati supportati dalla polizia di Bucarest. L'indagine da cui sono scaturiti gli arresti fu avviata dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell'Aquila nel 2010 quando erano emersi alcuni dei nomi degli imprenditori arrestati tra i soggetti che, in vario modo, erano risultati come interessati all'esecuzione di lavori edili durante la prima fase del post-sisma del 2009 in Abruzzo. In particolare, investigatori del Noe di Pescara che stavano indagando sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella ricostruzione avevano individuato alcuni imprenditori che erano stati avvicinati da Sergio Pileri per effettuare investimenti in Romania. La Procura aquilana, poco prima del sisma, aveva già individuato e sequestrato alcuni beni immobiliari che erano stati acquistati in Abruzzo con capitali provenienti dal Tesoro di Ciancimino. L'immediato sviluppo delle indagini portava i Carabinieri a scoprire l'avvio di una complessa compravendita della società di diritto rumeno Ecorec (gestore della discarica di Glina, la più grande d'Europa in attività) ad una holding lussemburghese. In seguito, il trasferimento del fascicolo processuale per competenza a Roma avvenuto nel 2012, consentiva la prosecuzione delle indagini che venivano ulteriormente sviluppate grazie al coordinamento garantito dalla Direzione Nazionale Antimafia con altre Procure Nazionali, nonché con commissioni rogatoriali in varie nazioni europee tra cui la Romania.
Fonte ANSA