di Antonio Loconte e Costantino Freda - 12 maggio 2014
Catania. Immagini, storie, vite a testa alta e un docufilm che sta facendo il giro d’Italia, candidato ai David di Donatello. Per il ventesimo anno il Comitanto spontaneo antimafia Livatino-Saetta, sottolinea l’impegno sociale di magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine, giornalisti e cittadini coraggiosi alle prese con i piccoli, grandi mali della società moderna. La mafia non è più quella delle stragi, ma continua a lavorare sotto traccia per affermarsi, per rafforzare il suo potere nella vita politica ed economica del nostro paese.
La cerimonia, avvenuta nella casa circondariale Bicocca di Catania, è stato il modo per ascoltare racconti diversi, accomunati dall’unica voglia di contrastare il malaffare. Sicilia, Puglia, Basilicata e Campania. Regioni calde, in cui c’è costantemente bisogno di sentinelle della legalità, gente che non ha paura di mettere la faccia per dire: “non ci sto”.
Per la Puglia i riconoscimenti sono andati ad Antonio Attino, giornalista del Corriere del Mezzogiorno, autore del bel libro “Generazione Ilva” (edito da Besa); all’ex dipendente della Lombardi Ecologia, Domenico Lestingi, che da anni denuncia la presunta illegalità nella gestione dei rifiuti in una buona fetta della regione; ad Antonio Loconte, il nostro direttore, minacciato di morte l’estare scorsa a causa di una lunga inchiesta sul 118 e a Patrizia Todisco, il giudice per le indagini preliminari della vicenda Ilva.
Storie comuni si mescolano insieme a grandi gesti, nel nome dei due magistrati originari di Canicattì ammazzati dalla mafia, che in tutti i modi la mafia hanno tentato di contrastare e arginare. Su tutte la vicenda di Lea Savona, il sindaco di Corleone, vittoriosa per soli 19 voti, continuamente sotto pressione in quella che per molti anni è stata la capitale mondiale di Cosa Nostra. Ai nostri microfoni racconta la sua paura e la sua voglia di non scendere a compromessi.
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