di Romina Marceca - 24 aprile 2014
Scoperta dal metal detector del centro meccanografico delle Poste di Palermo. Una fialetta di vetro e metallo con liquido giallo, accompagnata da una lettera di insulti e minacce. La solidarietà di Orlando
Il segnale è sinistro ma ancora tutto da decifrare: una fialetta di vetro e metallo dentro una busta gialla, quattro fogli pieni di insulti e minacce. Un messaggio inquietante per il presidente del Senato Pietro Grasso. Il plico è stato intercettato ieri pomeriggio dagli addetti al metal detector del centro meccanografico delle Poste di Palermo. Sulla busta era riportato l'indirizzo della casa di Pietro Grasso a Palermo, in viale Strasburgo. Le indagini della squadra mobile, coordinate dalla procura, sono scattate subito.
La busta è stata aperta dagli artificieri della polizia su disposizione della magistratura e l'oggetto, che in un primo momento era sembrato un proiettile, è stato sequestrato dagli uomini della squadra mobile insieme con la busta. Si tratta di una capsula in vetro e metallo contenente liquido. Dentro c'era anche una lettera di quattro fogli con insulti e frasi minacciose e la firma "I cittadini onesti di Palermo". Il tutto viene analizzato con attenzione dagli investigatori.
La minaccia all'ex procuratore di Palermo arriva a pochi mesi dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gioacchino La Barbera che in aula, nel processo sulla trattativa Stato-mafia, ha rivelato che vent'anni fa era pronto il tritolo anche per Grasso.
L'allora giudice a latere entrò nella black list di Cosa nostra dopo la conferma in Cassazione della sentenza del maxiprocesso. «C'era già l'esplosivo e il telecomando - ha detto La Barbera - Grasso doveva venire a Monreale, e lì doveva avvenire l'attentato. Facemmo un sopralluogo, ma poi non se ne fece più nulla». Le indagini di polizia e procura non escludono che dietro quella busta gialla ci sia la mano di Cosa nostra. Di fatto il proiettile al presidente del Senato arriva in un momento in cui a Palermo si vive un clima rovente per le minacce ai magistrati del pool antimafia che ha determinato un innalzamento dei livelli di guardia con misure di sicurezza straordinarie: dalle teste di cuoio che scortano il magistrato Nino Di Matteo, ormai costretto a una vita blindata, e fino all'area off-limits per le auto attorno al tribunale di Palermo disposta dal prefetto.
Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha espresso la solidarietà della città al presidente del Senato. "E' da più di vent'anni - sottolinea Orlando - che il presidente Grasso, prima da magistrato e ora da presidente del Senato, è in prima linea nella battaglia contro Cosa nostra. Oggi, dopo l'ennesimo tentativo di intimidazione nei suoi confronti, gli esprimo la totale solidarietà di tutti i palermitani, con l'impegno a proseguire la lotta alla mafia fino al completo sradicamento di questo cancro della Sicilia".
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