La testa di una, tagliata e messa davanti la porta di casa. Una storia di resistenza antimafia ai tempi dei «social»
di Valeria Catalano - 1° luglio 2013
Catania, «Sembra la scena di un film di mafia degli anni 50 ma è successo davvero e a casa mia». Esordisce così Emanuele Feltri, 34 anni, catanese, in un post pubblicato sul suo profilo facebook. E il seguito non dà torto all’incipit. «Non è bello ritornare in campagna dopo una domenica a Catania», scrive, «e trovare le mie povere pecore morte sparate sul piazzale e la testa di una tagliata e messa davanti la porta di casa».
I post su Fb
Paterno’ – Succede a Paternò dove Emanuele si è trasferito lasciando la città per mettere su una fattoria in cui produce alimenti bio e cura gli animali. Ma la sua presenza in contrada Sciddicuni non sembra gradita. Nelle vicinanze scorre il fiume Simeto preso di mira dalla criminalità per sversamenti illegali. «Credo di essermi esposto abbastanza per difendere una vallata che la volontà comune vuole "terra di nessuno". Una cosa però la devo dire», continua Emanuele, «Sciddicuni esiste e resiste per ricordare che non bisogna essere super eroi per portare avanti i propri ideali, per testimoniare che a volte il coraggio sta proprio nel condurre la propria vita quotidiana con coerenza e senza compromessi. Io resto qui, non andrò via. E quando ci renderemo conto che ci stanno togliendo tutto, anche la possibilità di vivere in pace nella propria terra forse inizieremo a voler essere i reali protagonisti del nostro futuro».
Su Fb - La storia di tenace resistenza antimafia diventa un caso emblematico quando da fatto locale diventa «social». La vicenda di Emanuele viene condivisa, e il caso del piccolo bio-pastore catanese diventa pubblico e supera i confini della stessa Sicilia. Quasi la declinazione di come oggi si possa spostare la frontiera della lotta alla mafia coinvolgendo regione e anche Paesi oltre lo Stretto.