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Nel 2002 il figlio del boss chiama un hotel di lusso a Roma, poco dopo viene contattato dall’ufficio di Palermo: chi cerca chi?
di Marco Lillo - 11 maggio 2013
Giuseppe Salvatore Riina oggi è un uomo di 36 anni che ha appena scontato 8 anni di galera per associazione mafiosa. Vive a Padova da sorvegliato speciale e lavora alla Onlus “Famiglie contro l'emarginazione e la droga”. Deve rientrare ogni giorno prima delle 20 e a parte i vestiti alla moda un po’ costosi che fanno storcere il naso ai leghisti della zona dice di volere solo una cosa: rifarsi la vita senza restare schiacciato dal suo passato e dal suo cognome. II Fatto ieri ha cercato di contattarlo tramite la cooperativa e il suo avvocato, inutilmente. Volevamo chiedere a Riina Jr chi lo aveva chiamato dallo studio Pinelli-Schifani nel 2002, mentre era indagato per mafia, ma incensurato e libero.

IERI ABBIAMO raccontato che nel giugno del 2008 Totò Riina in persona diceva sorridendo e sapendo di essere videoregistrato in carcere: “Schifani è una mente”. Un complimento irrilevante ancorché poco lusinghiero, secondo i pm che hanno chiesto di archiviare altre accuse per concorso esterno in associazione mafiosa contro l’ex presidente del Senato.

Oltre a riportare il complimento del papà, ieri raccontavamo la storia inedita della telefonata al figlio. Alle 18 e 37 del 16 gennaio 2002 Riina Jr è stato chiamato dal telefono fisso 091-323054 dello studio Pinelli-Schifani. Allora era indagato e manifestava un temperamento focoso. Aveva aperto con il marito della sorella una rivendita di macchine agricole, la Agrimar, in quel di Corleone e voleva creare un grande centro commerciale. Intanto aveva messo le sue mani sui lavori milionari del porto di Palermo grazie alla minaccia mafiosa. In privato parlava di seguire le orme del padre imponendo il pizzo. In pubblico rivendicava il diritto a fare l’imprenditore e si batteva davanti al Tar insieme con il suo avvocato Luca Cianferoni contro chi voleva revocargli la licenza per commerciare in trattori. L’aveva ottenuta a giugno e il 28 dicembre 2001 la Prefettura scrive al comune di Corleone che “dalle informazioni assunte presso gli organi di polizia, il figlio del noto capomafia Salvatore risulta contiguo in maniera inequivocabile ad ambienti criminali di tipo mafioso”. Il 31 dicembre, il sindaco Pippo Cipriani – dimostrando un coraggio che fa onore a Corleone – ordina: “L’attività commerciale di Giuseppe Riina è chiusa”. Riina Jr presenta un ricorso, ma il 26 gennaio il suo nome viene cancellato dall’albo degli agenti di commercio. Dieci giorni prima, nel pieno di questa battaglia legale, si inserisce la telefonata proveniente dallo studio Pinelli-Schifani, uno studio amministrativo specializzato però in urbanistica e che solitamente non si occupa di questioni annonarie. La conversazione di due minuti con un ignoto interlocutore che si trova nello studio è monitorata nel tabulato, ma non è stata registrata. Mezz’ora prima, Riina Jr aveva chiamato l’hotel Jolly di Roma, a due passi da via Veneto. Anche questo numero, come quello dello studio Pinelli-Schifani, non ha avuto nessun altro contatto con Riina Jr. Per capire chi era l’interlocutore dell’hotel romano e quello dello studio palermitano abbiamo contattato Riina Jr. Inutilmente. Fonti vicine a Renato Schifani precisano che il senatore solitamente è a Roma da martedì e quel 16 gennaio era un mercoledì. Schifani era capogruppo di Forza Italia e la prima seduta dell’aula dopo le feste si tenne il 22 gennaio. Erano attive le commissioni, ma sui resoconti di quel giorno Schifani non appare. L’Ansa lo segnala il 17 gennaio a Roma quando partecipa a un pranzo con Franco Frattini. Schifani esclude di avere avuto mai a che fare con Riina jr. E il fondatore dello studio, Nunzio Pinelli, precisa: “L’immobile appartiene a entrambi, ma io e Renato non eravamo soci davvero. Avevamo due linee telefoniche diverse. Il numero dal quale lei dice che è partita la telefonata al figlio di Riina è il mio. Non sono stato io a chiamarlo. Il mio studio non lo ha mai difeso. E quel cognome non si dimentica facilmente”.

NEMMENO SCHIFANI, prosegue Pinelli, c’entra in questa storia: “Renato ha continuato a esercitare la professione per qualche anno dopo l’elezione a senatore nel 1996. Dal 2000 in poi ha frequentato lo studio principalmente il lunedì per la sua attività politica”. E la telefonata? “Lo studio è un porto di mare”, dice Pinelli, “potrebbe essere stato un cliente che ha chiesto alla segretaria la cortesia di fare una chiamata”. Solo il professor Giovanni Pitruzzella, avvocato amministrativista palermitano vicino a Pinelli e Schifani , oggi presidente dell’Anti-trust, ha avuto un ruolo nella contesa per la chiusura dell'attività di Riina Jr. “Ma io” - spiega Pitruzzella - “difendevo la delibera del comune di Corleone su mandato del sindaco antimafia Pippo Cipriani. Quanto ai miei rapporti con lo studio Pinelli-Schifani vorrei chiarire ancora una volta: non ho mai avuto un rapporto di consulenza con quello studio e quando ho saputo che il mio nome era stato riportato sulla carta intestata e sul sito l'ho fatto togliere. Avevo uno studio molto grande. So che Pinelli in un'intervista ha parlato di un mio ruolo di 'off counsel' ma lui stesso riconosce che nel suo studio non capitavano tante questioni di diritto costituzionale”. E il mistero della telefonata a Riina Jr resta.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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