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europa3 maggio 2013
Roma. "Siamo molto preoccupati dal trend che vede un'invasione sempre più marcata della criminalità organizzata italiana in Europa". E' l'allarme lanciato da Rob Wainwright, direttore di Europol, nel secondo meeting di esperti sulla criminalità mafiosa, organizzato dall'Italia e dall'Ufficio europeo di polizia. "Abbiamo prove e segni visibili di questa presenza - ha ammesso Wainwright - per almeno 8 Paesi, tra cui Germania, Olanda e Francia, ma quello che più è da temere è il lato oscuro e sommerso di infiltrazioni, soprattutto nei settori dell'economia legale, che alla lunga rischiano di arrecare danni gravissimi alle nostre stesse strutture portanti". L'incontro, ospitato dalla Scuola superiore di polizia e con la partecipazione di esperti di numerosi Paesi e di rappresentanti di Interpol ed Eurojust, è stato l'occasione per annunciare ufficialmente il varo di un nuovo archivio tematico, denominato "focal point in italian organised crime", un database comune finalizzato allo scambio di informazioni. "Si tratta del primo progetto di questo tipo a livello europeo - ha spiegato il direttore di Europol nella conferenza stampa svoltasi nell'aula della Scuola dedicata alla memoria di Antonio Manganelli - che consentirà a dieci Paesi di mettere a fattor comune esperienze e conoscenze reciproche: una piattaforma per lo scambio di intelligence, grazie alla quale le indagini condotte a livello nazionale potranno approdare a risultati ancora piu' significativi". Rob Wainwright ha parlato di "una pietra miliare nella lotta alla criminalità organizzata", di uno strumento innovativo per aiutare a svelare quella "natura insidiosa e nascosta del fenomeno mafioso che rende particolarmente difficile l'attività di contrasto". Dall'ultimo rapporto preparato dall'Europol è arrivata la conferma del "ruolo preponderante" ricoperto a livello internazionale dalla 'ndrangheta nel traffico di cocaina: il narcotraffico - ha ricordato il direttore di Europol - insieme con il traffico di rifiuti, la tratta di esseri umani e l'immigrazione illegale rappresenta il 'cuore' degli affari anche per camorra e cosa nostra mentre "cresce da parte di tutte le organizzazioni l'interesse per la contraffazione, non solo di merci ma anche di cibi e farmaci, con conseguenti, seri rischi per i cittadini". "E' stato un momento di analisi importante - ha ribadito il vice capo della polizia e direttore centrale della polizia criminale Francesco Cirillo - utile a focalizzare ciò che si intende fare, le frontiere che vogliamo raggiungere, i progressi comuni fatti nella consapevolezza che uniti si vince, divisi si perde. In Italia siamo in prima linea nella repressione ma anche nel contrasto a livello normativo: è importante che tutti prendano coscienza del fatto che la lotta alla criminalità organizzata si fa ricorrendo a tutte le armi, non fingendo che non sia presente sul proprio territorio perchè nessuno può dirsi immune". "Grazie ad una legge approvata due anni fa - ha concluso Cirillo - abbiamo messo su una rete di 50 ufficiali di collegamento in tutti i continenti, dall'Europa all'America dall'Asia all'Africa, perchè la cooperazione deve essere bilaterale: è vero che l'Italia ha esportato la propria criminalità organizzata all'estero ma è altrettanto vero che altri Paesi stanno importando la loro da noi. Tale osmosi negativa va arginata e il network dei nostri 'esperti per la sicurezza' in questo senso assolve un ruolo fondamentale".

AGI

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