Il primo cittadino di Parete: ecco perché ho impedito che la processione facesse omaggio al boss
di Lorenzo Iuliano - 20 aprile 2013
In terra di Gomorra spesso stare da una parte è un giuramento da ripetere ogni giorno. Lo sa bene il sindaco di Parete, Raffaele Vitale, 31 anni, del Partito Democratico. Per lui non sono stati giorni facili dopo il gesto forte di sfilarsi la fascia tricolore, quando la processione in onore della protettrice di Parete, Maria Santissima della Rotonda, stava svoltando in una stradina, fermandosi davanti all’abitazione di un ammalato, parente del boss Bidgonetti.
E ora il primo cittadino accusa: «I vertici provinciali del mio partito mi hanno lasciato solo, mentre sui social network, attraverso profili falsi, c’è chi mi invita a vergognarmi e dimettermi per salvare la faccia o addirittura qualche consigliere comunale di opposizione mi definisce un finto perbenista».
Lo Stato invece gli ha già testimoniato solidarietà: il prefetto di Caserta, Carmela Pagano, l’ha invitato mercoledì scorso a partecipare al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, complimentandosi per un atto, «che vale più di cento convegni sulla legalità». E il prefetto andrà a Parete, molto probabilmente a maggio, per far sentire la vicinanza ai cittadini, in occasione dell’inaugurazione di una mostra sulle vittime di camorra, che sarà ospitata nella villetta confiscata proprio al clan Bidognetti.
«Il mio gesto - racconta - era doveroso per dare un messaggio chiaro alla comunità. Ho voluto dire che qui ci sono istituzioni che lottano per smantellare questo substrato culturale che vede ancora un fascino nella camorra. Nulla contro la carità cristiana, ma «no» a messaggi che possono essere letti come sudditanza». Ma la camorra in città è ancora forte?
«Forze dell’ordine e polizia hanno fatto tanto qui, ma esiste ancora il fenomeno estorsivo - sottolinea - Cantieri edili e negozi sono stati presi di mira anche la scorsa Pasqua. E poi la droga è l’altro business. Ora tocca alle istituzioni fare la propria parte e togliere terreno a un modo di pensare alla criminalità con assuefazione, rassegnazione o peggio come alternativa».
Tratto da: ilmattino.it