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tav cantieri firenze17 gennaio 2013
Firenze. Oltre trenta gli indagati (36 per la precisione) e perquisizioni in tutta Italia, scattate dalle prime ore di questa mattina. E' il bilancio dell'inchiesta della Procura di Firenze sulla Tav sul passante ferroviario fiorentino dell'alta velocità che prevede un tunnel da Campo di Marte a Castello, lungo circa 7,5 km, e una stazione sotterranea. Le ipotesi di reato sono, a vario titolo, associazione a delinquere, corruzione, truffa, frode nelle pubbliche forniture, traffico illecito di rifiuti, violazione delle norme paesaggistiche e abuso d'ufficio.
Secondo quanto si è appreso, sarebbe stata perquisita la sede di Nodavia, la società che ha vinto la gara per realizzare il nodo fiorentino della Tav. I carabinieri hanno anche sequestrato la maxi trivella del cantiere fiorentino che sta scavando il tunnel per il passaggio dei treni e la stazione ferroviaria sotterranea. L'inchiesta è condotta dal procuratore capo Giuseppe Quattrocchi e dai pm Giulio Monferini e Gianni Tei.
Tra le principali accuse la costruzione delle gallerie per la Tav fatta con l'utilizzo di materiale ignifugo scadente, si ipotizza allungato con l'acqua, con gravi problemi per la sicurezza. Anche la maxi-trivella che stava scavando il tunnel di 7,5 km sotto Firenze per il sottoattraversamento Tav, sarebbe stata montata con guarnizioni non idonee a sostenere le pressioni dello scavo.
''Il risultato non è solo un risparmio economico illecito per il subappaltatore, ma la fornitura di un prodotto concretamente pericoloso e non conforme alle specifiche contrattuali come risulta dalle prove a cui i 'conci' sono stati sottoposti in laboratori sia in Germania, sia in Italia'', sostiene l'accusa. In particolare ''dai test ripetuti si è manifestato evidente il fenomeno dello 'spalling', ossia il collassamento della struttura dovuta al calore e al fuoco''.
Sempre secondo l'accusa, una ditta che si occupava di smaltire fanghi e rifiuti (terre di scavo) dai cantieri per la Tav fiorentina, sarebbe legata alla camorra, e in particolare al clan dei Casalesi. Le indagini, condotte dai carabinieri del Ros di Firenze e dal Corpo Forestale dello Stato, hanno preso il via proprio dalle terre di scavo trasformate in rifiuti durante la costruzione di una galleria di ausilio per i lavori della Tav.
Secondo l'accusa ''le ditte smaltitrici si dividevano in pieno accordo i quantitativi di fanghi e acque, e si occupavano anche della loro raccolta, trasporto e smaltimento in discarica''. In particolare, una di queste ditte, con sede in provincia di Caserta, sarebbe collegata a una famiglia del clan camorristico dei Casalesi. .
Tra gli indagati ci sono anche funzionari ministeriali e dirigenti di aziende. A Maria Rita Lorenzetti (Pd), ex presidente della Regione Umbria e presidente dell'Italferr (società di progettazione del gruppo Ferrovie) vengono contestati l'abuso di ufficio, l'associazione a delinquere e la corruzione, ''svolgendo la propria attività nell'interesse e a vantaggio della controparte Nodavia e Coopsette (soggetti appaltanti, ndr) - si legge nel documento - mettendo a disposizione dell'associazione le proprie conoscenze personali i propri contatti politici e una vasta rete di contatti grazie ai quali era in grado di promettere utilità ai pubblici ufficiali avvicinati e conseguendo altresì incarichi professionali nella ricostruzione dei terremoto in Emilia in favore del coniuge''.
Tra gli altri, ci sono Valerio Lombardi, dirigente Italferr, responsabile unico del procedimento e Gualtiero Bellomo, funzionario della commissione 'Valutazione impatto ambientale' (Via) del ministero delle Infrastrutture; quest'ultimo, in cambio di ''assunzioni di parenti, consulenze'' e altri favori personali, secondo l'accusa ''si metteva a disposizione per stilare pareri compiacenti''.

ADNKRONOS

Foto: Il cantiere Tav a Firenze (foto sito ufficiale Passante ferroviario Firenze)

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