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8 febbraio 2012
Roma. A Roma c'è una «violenza efferata», ma non si può parlare di «nuova Banda della Magliana, in quanto non si ravvisa un gruppo criminale che possa risultare egemone sugli altri o tale da assicurare un effettivo controllo del territorio». Lo rileva la Direzione nazionale antimafia nella sua Relazione al Parlamento. Un certo numero di tali fatti criminosi, spiega la Dna, «non è riconducibile a logiche di criminalità organizzata, ma piuttosto deriva da fatti occasionali (come l'aggressione al musicista nel rione Monti) o rappresenta l'estrema conseguenza di episodi delittuosi di altra natura (come l'omicidio a seguito di rapina in zona S. Basilio). Nello stesso tempo - sottolinea - però occorre ammettere che molte aggressioni, per le modalità esecutive, o per le caratteristiche soggettive delle vittime, o per l'esito delle attività di indagine, risultano invece maturate a seguito di contrasti insorti in un contesto criminale, ed in particolar modo nel traffico degli stupefacenti». Peraltro, prosegue la relazione, «l'attuale stato delle indagini non ha evidenziato elementi che colleghino tra loro tali fatti di sangue. Al momento non sono emersi elementi per ritenere che tali delitti, o alcuni di essi, rappresentino segnali di un tentativo di monopolizzare il mercato dello spaccio, o azioni di ritorsione ad analoghe azioni delittuose».

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