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29 novembre 2011
Gela. La Corte d'appello di Caltanissetta, presieduta dal giudice Michele Perriera, ha confermato l'impianto accusatorio del processo antiracket scaturito dall'operazione 'Munda Mundis' e ha condannato a complessivi 134 anni i 10 imputati delle cosche gelesi che, dal 1996 al 2006, avevano chiesto il 'pizzò all'associazione temporanea di imprese che gestivano il servizio di smaltimento dei rifiuti a Gela. La sentenza d'appello ha solo parzialmente riformato quella di I Grado, con uno sconto complessivo di 18 anni di carcere. La Corte, accogliendo le richieste del Pg, Antonino Patti, ha condannato, inoltre, gli imputati al risarcimento dei danni alle parti civili, vale a dire gli otto imprenditori di Confindustria, il Comune di Gela, l'Associazione antiracket Gaetano Giordano e la Fai, che fecero scattare l'inchiesta, ribellandosi al pizzo imposto da Stidda e Cosa Nostra. I 10 imputati (Enrico Maganuco, Carmelo Fiorisi, Francesco Morteo, Gaetano Azzolina, Domenico Vullo e quelli che poi sono divenuti collaboratori di giustizia, Massimo Carmelo Billizzi, Paolo Portelli, Gianluca Gammino, Marcello Orazio Sultano e Rosario Trubia) furono arrestati nel 2007 dalla Mobile di Caltanissetta e dagli agenti del commissariato di Gela. Fu accertato che gli imprenditori erano costretti a pagare 18 mila euro al mese per 'mettersi in regola e lavorare tranquilli'. Ma la difesa ha continuato a sostenere anche in appello che in realtà c'era un accordo d'affari, o meglio di malaffare, tra imprenditori e imputati, per truccare le gare, farle vincere alle imprese colluse e poi procedere alla ripartizione dei guadagni. In appello, così come in I Grado, non ha avvalorato questa tesi.

ANSA

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