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21 novembre 2011
Palermo. Verranno ascoltate oggi davanti ai giudici della Corte d'Assise di Palermo le due figlie di Sebastiano Bosio, il primario della Chirurgia vascolare dell'ospedale Civico di Palermo, assassinato il 6 novembre 1981. Unico imputato il boss del quartiere Resuttana, Antonino Madonia, rinviato a giudizio dal gup dopo la perizia dei carabinieri del Ris sui proiettili utilizzati dai sicari. L'arma che fu usata per uccidere Bosio, una calibro 38, sarebbe infatti la stessa che sette mesi dopo, il 5 giugno 1982, fu utilizzata dal killer per uccidere due meccanici di Passo di Rigano, Francesco Chiazzese e Giuseppe Dominici. Per quel duplice omicidio, Madonia è stato condannato. Il boss era già stato indagato per l'omicidio sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ma non si trovavano riscontri e l'inchiesta stava per essere archiviata l'anno scorso. Il gip ha invece chiesto nuove indagini e così sono venuti fuori i proiettili del delitto rimasti dentro una cassaforte dell'istituto di Medicina legale del Policlinico. Le indagini sul caso Bosio erano state archiviate negli anni '80 e poi riaperte tra il '95 e il '96, per essere poi di nuovo archiviate. Ad averle riaperte nel 2005, è stato il pm della Dda Lia Sava che ha incrociato le dichiarazioni dei pentiti Francesco Di Carlo e Francesco Marino Mannoia, che avevano indicato fra i killer alcuni dei componenti della famiglia mafiosa dei Madonia di Resuttana. Bosio, considerato inavvicinabile dai boss, sarebbe stato ucciso per la sua inflessibilità nei confronti dei boss detenuto e ricoverati in ospedale.

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