Il procuratore al We Make Future di Bologna: “In futuro il mondo governato da massimo tre centri di potere”
"Le mafie sono in forte evoluzione e fermento, e cominciano a interessarsi anche all’intelligenza artificiale. Stanno studiando il carico di copertura e iniziano a utilizzare l’intelligenza artificiale anche per gli spostamenti nel mondo". Così il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, intervenuto sul palco del Wmf - We Make Future in corso a Bologna.
"L’intelligenza artificiale velocizzerà il mondo, darà risposte in un nanosecondo rispetto ai giorni necessari all’analisi umana, anche quando si usano computer potenti – sottolinea Gratteri –. Ma l’intelligenza artificiale è una grande pentola: ci metto un chilo di pomodoro per fare il sugo, e il sapore cambierà a seconda che ci metta origano o menta".
Il riferimento è all’uso dell’IA nella scrittura delle sentenze, pratica già adottata, ad esempio, in Congo: "Ma se io e lei abbiamo una causa civile, e nel computer vengono inserite più sentenze favorevoli a lei e meno favorevoli a me, anche se ho ragione, vincerà lei – dice Gratteri –. Ecco perché l’intelligenza artificiale è stupida. Ecco perché, a un certo punto, serve il controllo dell’uomo".
Secondo il procuratore, "in futuro avremo un mondo governato da tre centri di potere, non di più, che gestiranno e implementeranno l’intelligenza artificiale".
A proposito del dark web, Gratteri evidenzia come la Camorra sia già pienamente inserita in questa rete: "Con questo telefonino, applicando un software, è in grado di comprare 2.000 chili di cocaina stando seduti su questa sedia", afferma, criticando "il ministro Nordio, quando dice che si spende troppo per le intercettazioni e che bisogna tornare ai pedinamenti. Ma se io ti dico che nel 2025 una mafia può ordinare 2.000 chili di cocaina, può commissionare un omicidio sul dark web, può comprare il corpo di una persona o milioni di bitcoin, tu mi parli di pedinamenti? Il mostro sta cambiando, e lo fa in fretta".
Quella delineata da Gratteri è una mafia all’avanguardia, al passo coi tempi. "Quando è nato Facebook, la prima mafia ad averlo utilizzato per farsi un’immagine e comunicare è stata quella dei cartelli messicani, che si mostravano ricchi e potenti, con macchine di lusso, orologi d’oro, tanto denaro, e allo stesso tempo mandavano messaggi di morte ai cartelli avversari. In Italia, la prima mafia ad aver usato Facebook è stata la Camorra, con lo stesso metodo dei messicani. Poi i giovani si sono spostati su TikTok, e quindi tutte le mafie si sono spostate su TikTok. Perché le mafie si comportano esattamente come un’azienda: per essere efficienti, performanti e aumentare i profitti, hanno bisogno di pubblicità".
"Siccome i giovani rappresentano la fascia sociale con meno soldi, ma sono quelli che spendono di più, le aziende vanno su TikTok. E le mafie seguono lo stesso modello: vanno su TikTok, seguono i giovani. E lì si fanno pubblicità", conclude Gratteri.
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