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Le parole del presidente di Libera: “Non basta ricordare, servono impegni concreti e una nuova equità normativa”

La giustizia e la verità non sono accessori della vita, ma la sua condizione. Una vita privata di verità e giustizia è una vita senza libertà e dignità. I familiari delle vittime innocenti delle mafie non ci chiedono solo celebrazioni, ma un impegno concreto, un impegno di carne, quella carne che ai loro cari è stata dilaniata”. Con queste parole, il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, è intervenuto durante il convegno svoltosi nella sala Zuccari del Senato, organizzato dalla senatrice Enza Rando, responsabile Legalità del Partito Democratico. Titolo dell’incontro: “Diritto alla verità e vittime innocenti di mafia”. Il discorso di don Ciotti è stato un autentico grido di dolore, ma anche un forte richiamo alla responsabilità collettiva, con il quale ha ribadito con fermezza che giustizia e verità non possono essere considerati semplici elementi accessori della società. “Il diritto alla verità non è ancora riconosciuto dal nostro sistema giuridico. Siamo qui, ancora una volta, per chiedere diritti, non benefici; non favori - ha dichiarato don Ciotti -. Siamo consapevoli che gli appelli sono soltanto testimonianze di volontà e non hanno il potere di orientare gli eventi verso giustizia e verità per tante vite violate. Tuttavia, nonostante tutto, resta una volontà condivisa e incrollabile di esigere verità e giustizia. Denunciamo le troppe coscienze dormienti, eticamente silenti, se non addirittura complici”. Non è mancato un monito alle istituzioni, ancora lontane dall'offrire risposte concrete. Nel suo discorso, carico di determinazione, don Ciotti ha sottolineato quanto sia fondamentale non dimenticare le vittime innocenti della mafia e lavorare per un futuro fondato su giustizia e verità. Ha poi richiamato la necessità di rendere operative in Italia le direttive europee sulla tutela delle vittime e dei loro familiari: “Occorre applicare in Italia le direttive europee per la tutela delle vittime e dei loro familiari, riconoscendo lo status di vittima di mafia anche a chi ha subito eventi delittuosi di stampo mafioso antecedenti al 1° gennaio 1961. Inoltre, è indispensabile equiparare le vittime del dovere e della mafia a quelle del terrorismo, soprattutto per quanto riguarda le prescrizioni e le decadenze previste dalla normativa ministeriale. Serve un’attenta e urgente riflessione per evitare interpretazioni ingiustamente restrittive”. Infine, il presidente di Libera ha rinnovato l’appello affinché si garantisca equità normativa e concreta alle vittime di mafia e ai loro familiari, sottolineando come sia necessario evitare ogni ostacolo che possa limitare i loro diritti.

Fonte: LaPresse

Foto © Imagoeconomica

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