Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

L’ex procuratore generale di Palermo su MicroMega denuncia gli attacchi alla Repubblica e ai diritti fondamentali

“Alcuni progetti di legge attualmente in cantiere sono finalizzati a stravolgere alcuni punti fondamentali della Carta Costituzionale: la centralità del parlamento, l’indipendenza della magistratura, la divisione e l’equilibrio dei poteri. Se fossero attuati, imprimerebbero una forte accelerazione al sotterraneo processo, in corso da almeno due decenni, di lenta erosione della nostra Costituzione, del suo assetto e di alcuni diritti sociali fondamentali – il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il diritto all’istruzione – sempre più ridotti a diritti di carta perché progressivamente svuotati di sostanza”.
Inizia così il contributo editoriale del senatore M5Stelle Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo, pubblicato nell’ultimo numero di MicroMega: “La Costituzione e i suoi nemici. Passato e futuro di una lotta quanto mai attuale”. L’ex magistrato ha realizzato un’ampia analisi della Costituzione, del disegno progressista insito nella stessa e di come sia stata avversa fin dall’inizio a causa, o per meglio dire “grazie”, al suo impianto e al suo sistema valoriale fortemente antifascista.
Dopo il ventennio fascista, che aveva raso al suolo il Paese sotto tutti i profili sociali, “la Costituzione costruisce il nuovo Stato repubblicano sulla pietra angolare della cultura liberale, cioè la divisione e il bilanciamento dei poteri”, ha ricordato Scarpinato riavvolgendo il nastro della Storia. Il potere andava “spacchettato”, diviso in più poteri: quello legislativo, quello esecutivo, quello giudiziario. In modo tale che si potessero bilanciare e controllare tra loro per evitare che uno prevaricasse l’altro. “La regola fondamentale è che solo il potere può controllare il potere: ecco perché il potere deve essere diviso”, ha aggiunto Scarpinato. Ecco perché i Costituenti “mettono il parlamento al centro dell’organizzazione dello Stato, in quanto espressione diretta della sovranità popolare da cui deriva la legittimazione al comando. Un parlamento eletto con una legge elettorale proporzionale in modo da rappresentare tutte le componenti della società, comprese le minoranze”.
L’antifascismo da teoria doveva tradursi in pratica. L’impianto antifascista della Costituzione, infatti, “non riguardava soltanto l’organizzazione dello Stato, ma anche il sistema dei valori su cui si fondava il nuovo patto sociale di convivenza”. Da qui la necessità di incentrare la Costituzione sul valore dell’eguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge. Esaltando il “valore della solidarietà sociale e metteva la forza dello Stato al servizio dei più fragili e dei più deboli, stabilendo che era compito della Repubblica rimuovere le ingiustizie sociali”.


Golpe alla Costituzione

Era troppo progressista la Carta costituzionale. Troppo lontana, dunque, dal Ventennio in cui il potere era concentrato nelle mani di pochi a discapito di molti. Un potere oligarchico, classista, arrogante. Nel corso della storia repubblicana furono molte le battaglie democratiche condotte sulla base della Costituzione. Basti pensare alle prime riforme agrarie, alla redistribuzione delle terre, all’abolizione dunque dei latifondi. Una rivoluzione che andava fermata a tutti costi. Anche con lo spargimento di sangue con stragi e delitti eccellenti. “La nascita della Repubblica fu tenuta a battesimo da una strage politica mafiosa, quella del 1° maggio del 1947 di Portella della Ginestra, che segnò l’inizio della strategia della tensione - ha scritto Scarpinato su MicroMega -. Quel giorno una folla di contadini, di lavoratori, si era riunita nella pianura di Portella della Ginestra nei pressi di Palermo per celebrare la Festa del Lavoro e per rivendicare l’attuazione della riforma agraria”. L’avversione alla Costituzione continuò successivamente e costantemente con un ampio consenso, “oltre che tra i latifondisti e gli agrari industriali, anche da “altre componenti del mondo del potere: banchieri, armatori, palazzinari, vertici di apparati militari. Dopo la strage di Portella della Ginestra e la mattanza dei sindacalisti del mondo contadino, il linguaggio delle bombe, lo stragismo, la minaccia di colpi di Stato e gli omicidi politici sono rimasti una costante in tutta la storia repubblicana, tutte le volte che si prospettava la possibilità di formare governi progressisti intenzionati a dare attuazione alla Costituzione”.
Dal “Golpe Solo”, predisposto dal comandante generale dell’Arma dei Carabineri, Giovanni De Lorenzo, con il benestare del presidente della Repubblica Antonio Segni, “alle stragi di Piazza Fontana a Milano del dicembre 1969, alla Questura di Milano nel maggio 1973, di Piazza della Loggia a Brescia del maggio 1974 e altre”. Insomma, come ha scritto Scarpinato “i progetti di colpi di Stato e lo stragismo ripresero a pieno ritmo e l’escalation divenne impressionante”. Il tutto mentre “nel luglio del 1969 iniziava il dibattito parlamentare sulla legge che prevedeva l’introduzione dello Statuto dei lavoratori, approvata poi nel 1970, e che rappresentava il culmine e l’approdo di tutte le lotte operaie che avevano caratterizzato gli anni Sessanta e davano attuazione al programma di democrazia progressiva previsto dalla Costituzione”.


Frange reazionarie contro la Costituzione

“Fra i numerosi nemici della Costituzione, un ruolo molto rilevante lo hanno svolto i neofascisti - ha spiegato Scarpinato -. Reduci del fascismo e della Repubblica sociale italiana che mai avevano accettato il nuovo ordine repubblicano e che in parte si erano riciclati nel primo dopoguerra nei gangli essenziali dello Stato, nella polizia, nei servizi segreti, e in parte avevano dato vita a formazioni politiche neofasciste, variamente denominate”. Nel novero delle forze reazionarie ci sono Ordine nuovo, Avanguardia nazionale, Ordine nero e Terza Posizione, ad esempio. “Fucine di formazione e di reclutamento di tanti soggetti che, come è stato accertato con sentenze definitive di condanna, hanno eseguito le stragi neofasciste che hanno insanguinato il nostro Paese al fine di destabilizzare il nuovo ordine costituzionale e di creare le premesse per l’instaurazione di una Repubblica presidenziale di stampo autoritario”, ha sottolineato Scarpinato su MicroMega.
In seguito all’approvazione della Costituzione, “si è venuta a formare una sorta di santa alleanza, un sistema criminale integrato tra queste tre forze: 1) i neofascisti appena indicati; 2) circoli massonici variamente dominanti, di cui la P2 è solo il paradigma più noto, che erano il luogo di incontro e di regia politica delle componenti più reazionarie del sistema di potere italiano (industriali, armatori, proprietari terrieri, banchieri eccetera); 3) la borghesia mafiosa o l’alta mafia siciliana che è sempre stato uno dei poteri forti nazionali”, ha aggiunto. Un “pool di forze reazionarie”, come lo ha chiamato l’ex magistrato. Un “sistema criminale integrato” che “ha operato durante tutto il lungo periodo della Guerra fredda sino alla caduta del Muro di Berlino con l’occulto sostegno esterno dei servizi segreti degli Stati Uniti in quanto era ritenuto un argine contro il pericolo dell’avvento dei comunisti al potere”. Nessuna dietrologica in questa ricostruzione, ha spiegato Scarpinato, bensì frutto “del risultato ormai consolidato di tante indagini giudiziarie e sentenze, come quelle sulle stragi di Milano del 1969 e di Brescia del 1974, nelle quali sono stati identificati e condannati i neofascisti che operavano per conto dei servizi segreti italiani e americani, come Carlo Digilio e altri, e sono stati identificati anche gli agenti dei servizi segreti americani che erano i loro referenti”.


Il nuovo fronte della Resistenza: la difesa della Costituzione

Per Scarpinato i nemici della Costituzione continuano a “secernere le loro tossine antidemocratiche e anticostituzionali”. “Sono ancora all’opera - ha scritto -. Se prima non esitavano a ricorrere alla violenza, i loro epigoni utilizzano oggi metodi incruenti per raggiungere lo stesso risultato e sono determinati a sbarazzarsi di questa Costituzione che continuano a sentire come un corpo estraneo, che non sopportano”. Ed è facile comprenderne le ragioni. Questa Costituzione “costituisce il principale ostacolo ai loro progetti di dare vita a una società completamente opposta a quella progettata dalla Costituzione stessa. E cioè una società fondata sulla diseguaglianza, sullo smantellamento progressivo dello Stato sociale, sulla privatizzazione dei servizi pubblici essenziali come la sanità, la scuola e su un’organizzazione piramidale del potere statale con l’attribuzione di tutte le leve del comando alle stesse ristrette oligarchie che già concentrano nelle loro mani ricchezza e potere economico”, ha spiegato il senatore M5Stelle. La Costituzione nel tempo è stata denigrata, tacciata di essere vecchia, comunista, obsoleta. Negli anni “è stata realizzata una strisciante decostituzionalizzazione mediante una lunga serie di leggi che hanno smantellato i diritti e le tutele del lavoro, dando vita al fenomeno di massa del lavoro povero e precario che ha ridotto a un diritto di carta l’articolo 36 della Costituzione - ha aggiunto Scarpinato -. È stato attuato un definanziamento costante dei servizi pubblici basilari dello Stato sociale come la sanità, al punto che migliaia e migliaia di cittadini non abbienti, che non si possono permettere quella privata, sono costretti a rinunciare alle cure essenziali. Sono state varate due leggi di riforma della Costituzione, per fortuna bocciate nei referendum popolari del 2006 e del 2020, finalizzate a verticalizzare il potere”. Ecco perché difendere la Costituzione, sottolinea l’ex magistrato, “è la nuova Resistenza”.
“Sino a quando questa Costituzione resterà in vita, sapremo da dove ricominciare - ha aggiunto -. Senza di essa non c’è più una casa comune. La Costituzione non è soltanto la linea Maginot della resistenza democratica. È anche il faro e la bussola che indicano la direzione di marcia per il futuro dell’azione politica di tutte le forze autenticamente riformiste”. Nella politica attuale “vecchie e nuove destre talora divise nelle strategie” si uniscono nel comune “interesse di creare una società censitaria e classista, fondata sulla concentrazione della ricchezza e del potere in poche mani, sullo sfruttamento del lavoro ridotto a merce, sulla mercificazione dei rapporti umani, sull’elevazione dell’egoismo individuale a regola sociale”. Difendere la Costituzione significa “salvare la parte migliore della nostra storia e gettare un ponte verso il futuro. Questo è un tempo di lotta e non si può restare a guardare”, ha scritto Scarpinato concludendo con le parole pronunciate da uno dei padri della nostra Costituzione, Pietro Calamandrei, nella seduta dei lavori della Costituente del 7 marzo 1947, in memoria dei morti della Resistenza.

Visita il sito: shop.micromega.net

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI


Luca Tescaroli: l'indipendenza dei magistrati è sotto attacco

Patronaggio: ''La separazione delle carriere prelude alla dipendenza del Pm dall'esecutivo’’

Tescaroli: ''Grazie ai collaboratori di giustizia si è riconosciuta l’esistenza della mafia’’

Csm: Luca Tescaroli confermato procuratore aggiunto di Firenze

Tescaroli: stragi? Svolto lavoro d'indagine notevole ma non basta, lo dobbiamo alle vittime

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos