Il magistrato: "Nel mio ufficio è prassi rilasciare copia delle ordinanze"

La legge che impedisce ai giornalisti di pubblicare integrale o per estratto il testo delle ordinanze di custodia cautelare, fino al processo, non è "né utile né opportuna. Nessuna emergenza la giustifica in questo momento storico".
Così il procuratore della Repubblica di Perugia Raffaele Cantone al 'Fatto Quotidiano'.
"Questa legge - ha aggiunto - è un passo indietro rispetto a meccanismi di trasparenza innestati con il rilascio di atti ai giornalisti da parte degli uffici giudiziari. Se qualcuno inizierà a negarle, dovranno procurarsele al mercato parallelo di chi ne ha disponibilità". Cioè avvocati, magistrati, polizia giudiziaria oppure attraverso "un mercato parallelo".
Per il procuratore di Perugia nulla spiega la necessità di questa legge, "nemmeno il contesto normativo in cui è inserita. Un contesto spurio, tecnicamente scorretto, la legge che recepisce le direttive comunitarie". Inoltre non c'è giustificazione nemmeno nell'intento di difendere la presunzione di innocenza: "Quando leggo che il divieto di pubblicazione dell’ordinanza rafforzerebbe la presunzione di innocenza dell’arrestato, non capisco il collegamento. La presunzione d’innocenza è fornire una informazione corretta per evitare che si formino pregiudizi. Quindi è il contrario: un’informazione incompleta potrebbe produrre danni all’indagato, impedendo di riferire elementi utili alla sua difesa, al contesto in cui ha agito. La completezza dell’informazione è la migliore garanzia per tutti: per l’opinione pubblica, per l’indagato, per le parti offese". Il magistrato ha tenuto a precisare che "stiamo parlando di una legge che non c’è ancora" aggiungendo che “è prassi” nella procura da lui diretta il rilascio di copia delle ordinanze cautelari ai giornalisti. 
Una prassi già introdotta dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo nel 2019, quando era alla guida della Procura di Napoli, con una circolare sulla comunicazione giudiziaria: via libera ai giornalisti delle ordinanze di custodia cautelare riguardanti fatti, personaggi e vicende di interesse pubblico, dietro il pagamento del bollo dei diritti di copia. "Non ho dubbi che sarà possibile continuare a rilasciarle (le ordinanze di arresto ndr) sia pure con le dovute cautele, come quelle a tutela delle parti offese. Ad esempio non rilascerei mai una ordinanza su un caso di violenza sessuale", ha detto il procuratore di Perugia.
Cantone non è stato il solo che in questi giorni si è espresso contro il super - bavaglio, anche il procuratore della repubblica di Potenza Francesco Curcio ha dichiarato al 'Fatto' che continuerà a rilasciare copia dell’ordinanza ai giornalisti: "Le ordinanze non sono state secretate, la loro conoscibilità resta possibile. Non sono pubblicabili i contenuti specifici, ma il giornalista, ottenuta la copia, mentre prima poteva riportare per estratto alcuni passaggi col copia e incolla, ora ne farà una sintesi secondo la sua sensibilità e il suo stile". Tuttavia anche lui nutre dubbi sul perché si debba "obbligare i giornalisti a una sintesi sicuramente meno precisa rispetto al testo dell’atto": "La possibilità di riportare con esattezza il contenuto di alcuni passaggi rende quel resoconto più preciso e la presunzione di innocenza resta comunque in vigore fino al passaggio in giudicato di una eventuale condanna. Non capisco l’incrocio dei due temi", ha detto Curcio.
Le sue parole non sono piaciute al ministro della Giustizia Carlo Nordio: l’ufficio del Guardasigilli teme che le parole  del magistrato possano aprire la strada ad altre prese di posizione del genere da parte di altri colleghi procuratori e di una parte della magistratura organizzata.
Nordio, sebbene avesse apprezzato l'emendamento di Costa nonostante l'opposizione di Fratelli d'Italia, intendeva richiedere ulteriori chiarimenti per valutare la legalità del rilascio delle ordinanze di custodia cautelare per i giornalisti. In particolare, presso il ministero della Giustizia, sorgeva la domanda se tale possibilità violasse la normativa della riforma Cartabia, che ha implementato la direttiva sulla presunzione d'innocenza imponendo ai magistrati di comunicare solo attraverso conferenze stampa e solo per indagini di interesse pubblico. Al momento, non erano in corso misure disciplinari o ispezioni, ma l'intento degli "approfondimenti" rischia di trasformarsi in un avvertimento per qualsiasi magistrato che volesse esprimere posizioni contrarie, come ha fatto Curcio nei confronti dell'emendamento.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Foto @ Imagoeconomica 

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