Vi era la “consapevolezza in alcuni ambienti mafiosi della circostanza" che "quei morti (cioè quelli delle stragi ndr), soprattutto quelli delle stragi continentali non appartenessero a Cosa nostra". Sono state queste le parole del Procuratore della Repubblica di Lagonegro Gianfranco Donadio durante il suo intervento al convegno organizzato da questo giornale “Strage Borsellino, l’Agenda Rossa e i Mandanti Esterni”.
"Noi durante i lavori della commissione parlamentare sulla strage di via dei Georgofili abbiamo considerato questo come una sorta di filo conduttore, una chiave interpretativa" ha detto il magistrato ricordando "un'audizione estremamente significativa che il commissario Giarrusso fece al mafioso Giuseppe Ferro, anziano uomo d'onore che va collocato nel contesto della mafia trapanese, alcamese in particolare".
Giuseppe Ferro, già sentito durante il processo 'Ndrangheta stragista parlò di operazioni "abbottonatissime": "Il riferimento riguardava la più grave delle stragi continentali, quella che è accaduta a Firenze" che ha "comportato lo sterminio della famiglia Nencioni e una ferita indelebile al patrimonio e alla cultura nazionale".
Secondo Donadio quindi ci sono state delle entità che hanno eterodiretto le azioni della mafia "a prescindere dell'organizzazione". "In più contesti si è parlato di una super Cosa Nostra": "Se noi potessimo fare una carta geografica delle famiglie mafiose potremmo sicuramente ragionare sull'esistenza di livelli dell'organizzazione che storicamente sono in contatto con ambienti della destra eversiva e dei servizi".
Sono questi i protagonisti delle operazioni "abbottonatissime secondo Ferro".
Ciò comporta che nella operatività di Cosa nostra sono presenti anche "altri uomini" e certe "donne scesi in campo a fianco a Cosa nostra per dirigerne sul campo l'operatività o comunque scese in campo con risorse di tipo eversivo e terroristiche" ancora più pericolose "di quelle che potevano provenire dai picciotti mandati in giro per l'Italia a trasportare, diciamo così, un esplosivo di seconda mano recuperato al largo di Palermo".
"La strage di via dei Georgofili è un laboratorio perfetto per capire in quali direzioni si può ancora muovere l'indagine e in quali direzioni si può ancora muovere l'analisi del fenomeno stragista" ha detto Donadio.
È stato già ampiamente dimostrato che assieme al tritolo portato da Palermo è "entrato in campo altro esplosivo ad altissimo potenziale e di derivazione militare".
"Chi ce lo ha messo quel super esplosivo" a Firenze?
"Sempre cercando in quel laboratorio di Firenze spuntano presenze operative femminili" ma "negli anni '90 donne di mafia in grado di maneggiare esplosivi non c'erano e quindi vanno cercate in altri ambienti e in altre strutture. Forse in quelle organizzazioni parallele e terroristiche affiancate a Cosa nostra nelle stragi continentali se non addirittura in quelle della Sicilia". "Cosa nostra - ha concluso il magistrato - potrebbe essere stata utilizzata come agenzia di servizi criminali come la droga e gli assassini". Qualcuno potrebbe aver "chiesto" determinate azioni a Cosa nostra e, oggi, considerare quelle stragi come operazioni "di falsa bandiera può essere un presupposto per tentare ulteriori progressi nelle investigazioni".
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