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Commissione Europea smentisce il ministro della Giustizia

''L'abrogazione del reato di abuso di ufficio indebolirà gravemente la tutela del cittadino a fronte della prevaricazione arrogante del Pubblico ufficiale. La limitazione del reato di traffico d'influenze faciliterà la condotta di faccendieri senza scrupoli. In un momento nel quale, con la gestione del Pnrr, il rischio di rapporti tra le mafie e le pubbliche amministrazioni è particolarmente elevato, la riforma crea ulteriori spazi di impunità per la mafia affarista. Quanto scritto nel rapporto della Commissione europea è chiaro e assolutamente condivisibile e corrisponde a quello che in Italia magistrati, anche di diverso orientamento culturale, stanno cercando di far capire''. Così all'AdnKronos Nino Di Matteo, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, già membro togato del Csm, ha commentato il Rapporto sullo Stato di diritto presentato ieri dalla Commissione Europea in merito alla riforma della giustizia firmata da Carlo Nordio e approvata il 15 giugno scorso in Consiglio dei ministri.
''È stata presentata una proposta di legge che mira ad abrogare il reato di abuso di ufficio pubblico e a limitare la portata del reato di traffico di influenze: queste modifiche depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero compromettere l'efficace individuazione e lotta alla corruzione". Per il sostituto procuratore della Dna, dunque, ''con le riforme Cartabia e Nordio si delinea sempre più chiaramente una giustizia a due velocità: rigorosa e talvolta spietata nei confronti della criminalità degli 'ultimi', timorosa e con le armi spuntate contro le manifestazioni criminali del potere''.
Assieme a Di Matteo si erano già espressi autorevoli magistrati nei giorni scorsi.
Il procuratore Nazionale antimafia Giovanni Melillo: "L'eliminazione dell'abuso d'ufficio rappresenterebbe un vulnus agli obblighi internazionali sottoscritti dall'Italia in tema di corruzione con le convenzioni di Strasburgo e Merida".
L'ex presidente del Tribunale di Palermo Antonio Balsamo: "Abolire l'abuso d'ufficio rende l'Italia un'anomalia in Europa con effetti criminogeni".
Il Presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia: "Ingiustificabile" cancellare l'abuso d'ufficio.
Togliere abuso d'ufficio "tutela i colletti bianchi" ha detto il procuratore aggiunto di Catania e già membro del Csm Sebastiano Ardita.
L'elenco è lungo e ci ha pensato la Commissione Europea a confermare le loro parole: la cancellazione dell'abuso d'ufficio e la limitazione della portata del reato di traffico di influenze illecite depenalizzerebbero condotte gravi e potrebbero compromettere l'efficace individuazione e lotta alla corruzione.
Nel documento viene specificato inoltre che in Italia, nonostante i progressi, non sia stata ancora approvata una “legislazione completa sui conflitti di interessi” e ancora meno su chi costruisce la propria carriera politica su questi interessi, cioè i lobbisti.
Come affermato dall'ex procuratore generale di Palermo e ora senatore Roberto Scarpinato assieme a Stefania Ascari, Giulia Sarti e altri parlamentari, i cittadini comuni, grazie alla Riforma Nordio, sono stati lasciati senza armi per denunciare i soprusi subiti con abuso di potere: non si potrà più punire chi trucca i concorsi pubblici, il medico del SSN che abusa del suo ruolo per dirottare i pazienti nel suo studio privato o il pubblico ufficiale che fa sanare un immobile abusivo di proprietà di un parente.


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Il ministro Carlo Nordio © Imagoeconomica


La Commissione europea ha promesso di seguire “da vicino gli sviluppi di questa riforma e il potenziale impatto sulle indagini” e sulle infiltrazioni rispetto ai fondi pubblici legati al Pnrr anche alla luce del nuovo Codice degli appalti che “si prefigge di semplificare e razionalizzare determinate procedure, nonché di accelerare e liberalizzare il processo di appalto” e che però aumenta anche le soglie entro le quali le autorità appaltanti possono procedere con l’assegnazione diretta.
“Come riferito lo scorso anno, le autorità di contrasto e giudiziarie continuano a vedere un aumento del potenziale per l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale e nei futuri appalti di fondi pubblici nell’ambito del Piano di Ripresa e Resilienza, in particolare a causa delle sue dimensioni, che potrebbero avere un impatto significativo sull’uso improprio dei fondi pubblici”. La Commissione chiede anche al nostro Paese di “proseguire il processo legislativo per riformare e introdurre garanzie per il regime di diffamazione, la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, tenendo conto degli standard europei sulla protezione dei giornalisti”.
L’ex procuratore aggiunto della laguna ha detto in risposta che non vi è "nessun vuoto di tutela perché il nostro arsenale è il più agguerrito d’Europa”.
In realtà Nordio forse non conosce la drammatica situazione del nostro paese in termini di lotta alla corruzione, eppure dovrebbe: In Italia la corruzione continua a restare impunita. In questo momento, nelle carceri italiane ci sono oltre 50 mila detenuti, di questi solo una quindicina, o non più di venti, stanno scontando una pena definitiva per corruzione o altri reati contro la pubblica amministrazione.
Questa impunità, oltre agli ingenti danni di natura economica (che ammontano a circa 237 miliardi di euro l'anno) mortifica i cittadini onesti, le persone offese, l'aspettativa di trasparenza nella conduzione di attività pubblica. Produce la disaffezione per non dire disprezzo delle pubbliche amministrazioni.
Ma questa tendenza a lasciare de facto impuniti i reati della classe dirigente ha radici lontane, basti pensare al drastico calo delle condanne definitive inflitte ai 'colletti bianchi' dopo il 2005: per il reato di concussione che riguarda chi fa pressioni per ottenere una mazzetta, le condanne definitive erano state 110, ma nel corso di un ventennio sono scese a 9, una diminuzione del 91 percento. Per il reato di corruzione le sentenze di condanna sono calate da 248 a 90, meno del 63 percento. Mentre invece per voto di scambio politico-mafioso in 16 anni ci sono stati solo 15 politici condannati in via definitiva.
E sono sempre meno i magistrati disposti d andare veramente a fondo quando si tratta di indagare sui reati dei colletti bianchi.
Ecco i veri risultati della riforma Nordio.

Foto di copertina © Deb Photo

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