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Presentata interrogazione al Senato: primo firmatario l'ex magistrato seguito da Bevilacqua, Damante, Floridia Barbara e Lorefice

Al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi si chiede di sapere quali iniziative intenda intraprendere “affinché possa esser fatta luce, nel più breve tempo possibile, sui fatti" accaduti il 23 maggio a Palermo "e se, specificatamente, non ravveda eventuali responsabilità relativamente alla gestione dell’ordine pubblico, nella misura in cui potrebbe essere stata negata in radice la possibilità di espressione del diritto di critica, riflesso del diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, ledendo, incontrovertibilmente, diritti fondamentali che sono alla base di qualsiasi società democratica, e che invece fondano il presupposto essenziale per uno Stato di polizia".
Così recita l'interrogazione parlamentare (pubblicata ieri al Senato alle seduta numero 73) in merito ai fatti accaduti durante il corteo del 23 maggio a Palermo in cui, in occasione delle commemorazioni del 31° anniversario della strage di Capaci, "si sono verificati disordini a seguito dei quali hanno riportato ferite alcuni esponenti delle forze di polizia e cittadini che partecipavano ad un corteo organizzato dalla CGIL, da numerose sigle studentesche, dalla “Casa memoria Felicia e Peppino Impastato”, con l’adesione dell’ANPI, del Movimento delle agende rosse e da altre associazioni antimafia che, partendo dalla facoltà di Giurisprudenza sita in via Maqueda, avrebbe dovuto concludersi nei pressi dell’”albero Falcone”.
Il primo firmatario del documento è il senatore Roberto Scarpinato, seguito dai colleghi Bevilacqua, Damante, Floridia Barbara e Lorefice. "È necessario premettere - si legge nel documento - che i soggetti promotori del corteo avevano correttamente compiuto l’iter autorizzatorio nei termini che appare necessario riassumere al fine di circostanziare in maniera puntuale quanto accaduto. Il primo scambio di comunicazioni ufficiali, per mezzo di PEC, si è avuto in data 5 aprile 2023, nel quale si specificava il percorso che avrebbe dovuto seguire il corteo. Successivamente, 16 maggio, è stata comunicata la presenza di un’autovettura (autorizzata dalla Questura in data 17 maggio e ulteriormente confermata, con nulla osta, il 22 maggio) utile al trasporto di una scenografia satirica, nonché l’utilizzo di un impianto di amplificazione audio. Da un ulteriore incontro avvenuto in Questura, il medesimo 22 maggio, è emerso che, per mezzo di un’ordinanza prefettizia, si era stabilita sia la modifica della destinazione finale del corteo, ben distante dall’Albero Falcone, che era quella precedentemente autorizzata, sia la riduzione della durata della manifestazione; ambedue confermate da un’ulteriore comunicazione del questore il giorno stesso della manifestazione.


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© Imagoeconomica


Alle ore 16,45 circa sono state comunicate da funzionari della Questura di Palermo ulteriori variazioni ovvero di interrompere il corteo all’incrocio tra via Libertà e via Notarbartolo, di spegnere l’amplificazione e di posizionare in coda al corteo un veicolo che trasportava la riproduzione di un’opera satirica, concordando altresì che i manifestanti avrebbero comunque potuto proseguire e defluire lungo via Notarbartolo, senza prevedere dunque uno sbarramento di polizia. Senonché, contrariamente a quanto convenuto, nei pressi del punto di arrivo i partecipanti al corteo hanno trovato uno schieramento di forze dell’ordine in tenuta antisommossa che ha impedito ai singoli di defluire verso via Notarbartolo dopo che il corteo si era concluso”.
“Ed è proprio la decisione di fare intervenire tale schieramento che ha determinato il presupposto per i disordini venutisi a creare. Secondo quanto ricostruito da un comunicato del 24 maggio sottoscritto da tutti i soggetti promotori del corteo, si è infatti creata improvvisamente una sorta di “tappo” che ha impedito il libero defluire delle persone lungo via Notarbartolo. Le persone che erano nelle file retrostanti del corteo ormai sciolto, ignorando lo sbarramento imprevisto, hanno premuto sulle persone presenti nelle prime file che a quel punto hanno premuto sulle forze di polizia. Da qui i momenti di tensione a seguito dei quali alcuni pacifici manifestanti sono stati colpiti con manganelli dagli agenti delle forze di polizia e alcuni di questi ultimi, a loro volta, sono stati colpiti riportando lesioni. In un comunicato delle forze di polizia si afferma, invece, che i disordini si sarebbero verificati perché i manifestanti avrebbero preteso di proseguire in via Notarbarolo sino all’albero Falcone senza spegnere gli impianti di amplificazione, interferendo così con un’altra manifestazione organizzata dalla fondazione Falcone. Gli accertamenti che saranno espletati consentiranno di accertare l’esatto svolgimento dei fatti.
È tuttavia evidente che in ogni caso non poteva essere precluso ai singoli cittadini di accedere a via Notarbartolo e che un difetto di comunicazione ha determinato la presenza di schieramenti di forze dell’ordine in tenuta antisommossa, che non ha prodotto altro che la drammatizzazione della situazione. A quel punto il dispiegamento degli agenti non ha permesso un corretto deflusso delle persone e si è arrivati al contatto. Dal parapiglia generatosi sono scaturiti diversi feriti tra cui anche due agenti. Non vi è chi non veda che vi sia stata, a giudizio degli interroganti, una gestione inadeguata dell’ordine pubblico".
Nell'interrogazione si evidenzia che è stata "compromessa la possibilità dei singoli cittadini di partecipare liberamente alla manifestazione e di esprimere liberamente la vicinanza in una giornata così importante per i palermitani e per l’Italia tutta".
"È stata compromessa la libertà di esprimere il pensiero a dei singoli cittadini senza la necessaria copresenza dei controlimiti che l’ordinamento impone. L’auspicio è che tale scelta della pubblica autorità non sia stata dettata dal timore che tali soggetti potessero esprimere il proprio convincimento anche sfociando in una legittima critica politica verso le autorità presenti alla manifestazione andando a silenziare sul nascere qualsiasi tipo di dissenso".

Fonte: senato.it

Foto © Deb Photo

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