A giovani studenti ed altri cittadini vietato avvicinarsi per non “arrecare fastidio”
Ricordo un episodio avvenuto tanti anni fa, tra il '92 e il '97, non ricordo esattamente l’anno, che è rimasto impresso nei miei ricordi e che è riaffiorato ieri, vedendo delle scene che mai mi sarei aspettato di vedere: quelle di un corteo, formato soprattutto da giovani, ai quali è stato impedito, e a forza di manganellate distribuite senza risparmio, di arrivare fino a sotto l’abitazione che era di Giovanni Falcone dove si svolgevano le commemorazioni ufficiali per la strage di Capaci del 23 maggio.
Il corteo organizzato dai ragazzi di Our Voice, ma al quale avevano aderito altre organizzazioni come la CGIL, della società civile e studentesche, era stato regolarmente notificato ed autorizzato ma in extremis era arrivata una notifica da parte della Questura nella quale si imponevano dei limiti alla manifestazione, tutti evidentemente volti, leggendo il comunicato, a non arrecare “fastidio” al contemporaneo corteo organizzato dalla Fondazione Falcone.
Questi limiti non possono che essere stati esplicitamente richiesti dagli organizzatori di questo corteo “ufficiale” per evitare le contestazioni che inevitabilmente sarebbero derivate dal vedere schierati nei posti d’onore, accanto a Maria Falcone, personaggi come Lagalla e Lorenzo Schifani che non hanno respinto al mittente anzi hanno gradito gli appoggi avuti in campagna elettorale da Marcello Dell’Utri e Salvatore Cuffaro i cui trascorsi e le cui condanne per contiguità alla mafia sono ben noti a tutti.
Eppure in un primo tempo, durante la campagna elettorale, la stessa signora Falcone aveva detto parole come “Lagalla prenda le distanze da Dell’Utri e Cuffaro, non sono limpidi” per poi però cambiare rotta, spinta forse dal timore di perdere i cospicui fondi istituzionali ricevuti dalla sua fondazione, tanto da spingere Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, a chiedersi se “in questa città avere fatto accordi con la mafia viene ritenuto da tutti un fatto disdicevole” ed ancora “troppo spesso i cittadini ricevono dall’alto segnali che invitano a convivere con ambiente notoriamente in odore di mafia”.
Il sindaco di Palermo, così redento e legittimato, ha quindi non solo potuto partecipare, al posto d’onore, alla commemorazione del 23 maggio, ma anche contribuire a mettere a punto il programma della commemorazione, escludendone e bloccando la partecipazione di chi, come i giovani e gli studenti del corteo alternativo, avrebbe potuto contestarlo.
Mi è così tornato in mente quell’episodio del 23 maggio di tanti anni fa.
Era stata organizzata una messa in memoria di Giovanni Falcone in Piazza Marina, all’interno del Giardino Garibaldi, era ancora viva mia madre, io ero a Palermo e mi recai alla messa insieme alla poetessa Lina La Mattina. Giunti all’ingresso del giardino dove si sarebbe svolta la cerimonia fummo bloccati dal servizio d’ordine che ci chiese di mostrare “l’invito”, poiché non lo avevamo non ci fu permesso di entrare perché ci venne detto che si poteva accedere solo se invitati.
Poi qualcuno dovette riconoscermi, ero il fratello di Paolo Borsellino e a me, ma solo a me, era quindi concesso di entrare, ma da solo, senza la persona che mi accompagnava. Rifiutai, dissi che se a quella messa non potevano entrare tutti i palermitani, non soltanto le “autorità” allora non era posto per me, e ce ne andammo entrambi via.
Da allora non sono più andato a Palermo in occasione del 23 maggio.
Purtroppo a trenta anni di distanza le cose non sono cambiate, anzi sono, e di molto, peggiorate.
Tratto da: facebook.com
Foto di copertina © Imagoeconomica
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