Nella nuova mappatura dei mandamenti tornano i nomi Guttadauro, Lo Piccolo e Biondino
Una mafia vecchia che si fa "nuova" e che avanza, o almeno ci prova, riorganizzando i mandamenti tra un blitz e l'altro. È questa l'immagine che emerge dalla relazione semestrale della Dia e dalle ultime indagini degli organi inquirenti in merito a Cosa nostra palermitana. Nomi e cognomi di "vecchie cime" e di giovani rampolli. Mafiosi, e presunti tali, che comandano tra i quartieri storici di Palermo. Una Cosa nostra che si rinnova grazie a coloro che hanno visto l'alba di un nuovo giorno dopo il carcere, e quelli, invece, che il "sole" non l'hanno mai visto tramontare. Ricostruendo la mappa aggiornata del potere mafioso, come ha fatto "S", appare evidente come per i sodalizi di Cosa nostra palermitana e quelli delle province occidentali della Sicilia "la prolungata assenza al vertice di una leadership solida e riconosciuta" da un lato favorisce l'affermazione a capo di mandamenti e famiglie di nuovi esponenti che vantano un'origine familiare mafiosa (dei veri e propri "figli d'arte"); dall'altro lato, invece, permette agli anziani uomini d'onore tornati in libertà di riprendere in mano l'egemonia territoriale.
A Porta Nuova, per esempio, lo scorso aprile è tornato in libertà Nunzio Milano, dopo l'ultima scarcerazione avendo scontato una condanna a 9 anni di reclusione. Ma non è l'unico Milano ad essere tornato in libertà. Prima di Nunzio sono usciti il fratello Salvatore, alias Totuccio, e suo figlio Nicola. Quest'ultimo legato a Nicola Ingarao (era suo padrino), massacrato per volontà di Salvatore Lo Piccolo. Una ritorsione diretta al capomafia ergastolano di Pagliarelli Nino Rotolo che aveva dichiarato guerra a Tommaso Natale, alias "il barone".
Ormai prossimi alla scarcerazione anche gli imputati condannati nel processo "Ghiaccio" che svelò il ruolo di Giuseppe Guttadauro, detto "il dottore", ex primario dell'Ospedale Civico di Palermo - già finito in carcere 22 anni fa, esponente di spicco di Cosa nostra palermitana, coinvolto in passato nell'inchiesta sulle talpe alla Dda in cui fu indagato l'ex presidente della Regione Totò Cuffaro - arrestato lo scorso 14 febbraio assieme al figlio, Mario Carlo Guttadauro. Guttadauro avrebbe organizzato un commercio di droga con l'estero, finanziato da alcuni palermitani, aprendo un canale per l'acquisito della cocaina con il Sud America e con un albanese per il rifornimento di hashish.
Liberi, anche se con alcune restrizioni, Giovanni “Johnny” Lucchese, il boss di Brancaccio che fece "retro-marcia" e non volle più collaborare con la giustizia, Claudio D'Amore, Giuseppe Caserta e Vincenzo Vella. Quest'ultimo era tornato in carcere con l'accusa di scambio elettorale politico-mafioso in occasione delle ultime amministrative di Palermo perché intercettato in una conversazione con Francesco Lombardo, candidato al Consiglio di Fratelli d'Italia. "Tu personalmente qualche voto qua lo prendi, tu sì", così il mafioso di corso dei Mille rassicurava di fronte alla richiesta di sostegno - per nulla velata - avanzata dall'uomo di Giorgia Meloni, che in cambio avrebbe promesso favori nell'ambito dell'edilizia privata e dell'urbanistica: "Io sono in commissione urbanistica... Sono all'edilizia privata, hai capito che appena qua c'è un problema io salto... E tu mi chiami...". Vella è stato poi scarcerato dal Tribunale del Riesame perché è stato derubricato il reato in corruzione elettorale.
Tornando ai mandamenti, per gli inquirenti è di vitale importanza mantenere alta l'attenzione sul mandamento di Porta Nuova che, stando ad alcune intercettazioni, vedrebbe in capo Salvatore Milano, fratello di Nunzio. Con la scarcerazione di Tommaso Lo Presti, alias "il lungo", avvenuta nell'aprile 2020, il mandamento di Porta Nuova ha visto un cambiamento. Nel gennaio 2021, infatti, sotto indicazione di Lo Presti, sarebbe avvenuto il passaggio di consegne definitivo della cassa del mandamento fra Incontrera e Giuseppe Autori, latitante dallo scorso 6 luglio dopo essere riuscito a sfuggire al blitz "Vento".
Quanto alla Noce il nome sotto i riflettori è quello di Franco Picone, arrestato nel 2006 nell'Operazione Gotha che portò all'arresto di Bernardo Provenzano. Anche alla Noce ci sono stati scarcerati. Tra questi Pierino Di Napoli, tornato a Palermo nel novembre 2020 dopo un lungo periodo di detenzione a San Gimignano. Nel mandamento del Pagliarelli, invece, sono tornati liberi Francesco Annabella, Giuseppe e Antonio La Innusa. All'Arenella-Acquasanta Stefano Fidanzati, tornato in libertà nel 2018, continua ad esercitare una notevole influenza.
A San Lorenzo, infine, il "vecchio" avanza ed è sempre uno il nome: Biondino. In circolazione c'è il nipote di Salvatore Biondino, Giuseppe, vecchio braccio destro e autista di Totò Riina.
Come sottolinea la Dia, è importante ricordare che "il tradizionale status di 'uomo d’onore' è permanente, implica un’incondizionata condivisione delle finalità perseguite dal sodalizio criminale di appartenenza e si interrompe soltanto con la morte o con la scelta di collaborare con la giustizia. A costoro viene riconosciuta l’autorità derivante da una pregnante influenza sul territorio, pur in assenza di una formale investitura".
Insomma, di nomi importanti ce ne sono e anche tanti. E fanno presagire che, nonostante le operazioni, i blitz e l'arresto del superbo Matteo Messina Denaro, Cosa nostra - in questo caso palermitana - continua i suoi affari e cerca di riorganizzarsi, assistendo ad un cambio generazionale che, comunque, richiama sempre ai nomi storici della mafia palermitana.