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"A tu per tu con"... Antonio Ingroia

La sentenza d'Appello 'Ndrangheta stragista, le dichiarazioni spontanee di Giuseppe Graviano prima che i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria entrassero in camera di consiglio, le allusioni a Silvio Berlusconi, il rimpallo a distanza con il suo "fedelissimo", Salvatore Baiardo, e i "silenzi rumorosi" di Matteo Messina Denaro. Sono questi gli argomenti affrontati in questa nuova puntata di "A tu per tu...", con Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo e avvocato di parte civile al processo 'Ndrangheta stragista, dove assiste i familiari dei carabinieri Fava e Garofalo (uccisi il 18 gennaio 1994).
"Il processo 'Ndrangheta stragista è quello che, nella sua fase dibattimentale, sta portando avanti alcuni dei filoni più promettenti per la ricostruzione dell'intera strategia stragista - ha commentato Ingroia - C'è uno stadio di approfondimento ulteriore. All'interno del Sistema criminale integrato la parte mafiosa, in senso proprio, era ed agiva come una Cosa unica ed ha deciso e determinato quella stagione stragista in quella fase cruciale del 1994 dove bisognava portare e condurre in porto il traghettamento dalla Prima Repubblica". E' chiaro, secondo il legale, che "se la motivazione della sentenza sarà di piena condivisione dell'impostazione del Pm ci potremo aspettare l'apertura di un fascicolo 'Ndrangheta stragista bis. Se non è già aperto".
Per quanto riguarda le ultime parole di Giuseppe Graviano, dette durante le dichiarazioni spontanee, secondo Ingroia il boss di Brancaccio non fa altro che portare avanti il suo gioco, lanciando messaggi e "verità con il contagocce".
"Nelle sue dichiarazioni ha fatto riferimenti a presunte responsabilità della Procura di Palermo nelle indagini sul padre, con le solite mezze allusioni e responsabilità di Giovanni Falcone parlando di Contorno con le rivalutazioni post mortem delle parole di Alberto Di Pisa. Anche per questo Graviano è un personaggio scivoloso, ben lontano dall'essere collaboratore di giustizia". Ma c'è anche dell'altro, perché "ha parlato esprimendo soddisfazione per riscontri della Procura di Firenze alle sue parole, ha parlato con qualche dettaglio in più del suo arresto, su cui ci sono sicuramente dei buchi neri sulle cause, ed ha ripreso i riferimenti al famoso gelataio di Omegna, Salvatore Baiardo. Mi sarei aspettato che facesse qualche riferimento obliquo a Messina Denaro, ma non è stato così. Il punto è che lo strumento di pressione oggi non è più il tritolo. Lo strumento di pressione e dialogo a distanza è la verità, la minaccia di dire la verità. In cambio bisogna vedere di cosa".

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