Dichiarazioni spontanee al Processo 'Ndrangheta stragista
Sono questi alcuni passaggi delle ultime dichiarazioni spontanee di Giuseppe Graviano al processo 'Ndrangheta stragista. Il boss di Brancaccio, sabato, è stato condannato, assieme a Rocco Santo Filippone, all'ergastolo in quanto ritenuti responsabili, in qualità di mandanti, di quegli attentati ed omicidi avvenuti tra il dicembre 1993 e il febbraio 1994, in cui persero la vita anche gli appuntati Antonino Fava e Vincenzo Garofalo (uccisi il 18 gennaio 1994 sull'autostrada Salerno-Reggio, ndr).
Delitti che secondo l'accusa si inseriscono nel contesto della strategia stragista di attacco allo Stato.
Non fa il nome, ma è chiaro che Graviano, nel suo parlato, fa riferimento all'ex Presidente del consiglio Silvio Berlusconi.
In primo grado lo ha ripetutamente tirato in ballo affermando che la sua famiglia aveva rapporti di natura economica con l'allora imprenditore. Ed aveva persino dichiarato di aver incontrato più volte il Cavaliere, anche durante la latitanza, prima dell'entrata ufficiale di Forza Italia nell'universo politico.
E nel suo flusso di coscienza Graviano aveva anche riferito di "imprenditori di Milano” che non volevano fermare le stragi.
La scorsa settimana è tornato a parlare ed ha ribadito i propri concetti. Ovviamente i legali di Berlusconi hanno sempre negato questi incontri.
L'ex Presidente del consiglio, assieme a Marcello Dell’Utri, già condannato definitivo per concorso esterno in associazione mafiosa, è anche indagato dalla Procura di Firenze con l’accusa di essere tra i possibili mandanti occulti delle stragi del 1993.
Un addebito che gli è già stato rivolto due volte sia dai giudici toscani che da quelli della procura di Caltanissetta.
Una riapertura dovuta del fascicolo dopo la trasmissione di atti, pervenuti da Palermo, con le intercettazioni dei colloqui in carcere del boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, effettuate nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
E proprio nel processo d'appello 'Ndrangheta stragista aveva chiesto “non distruggete i dischetti con le intercettazioni” in quanto “potrebbero servire in qualche prossimo grado”.
Non è un collaboratore di giustizia, ma le sue parole, dal sapore di ricatto, pesano come macigni.
E la nuova sentenza di Reggio Calabria offre nuovi spunti.
ARTICOLI CORRELATI
Graviano: ''Su imprenditore del nord (Berlusconi) Procura di Firenze mi ha riscontrato''
'Ndrangheta stragista, Graviano e Filippone condannati in Appello
'Ndrangheta stragista, Lombardo: ''Se Graviano vuole parlare siamo pronti ad ascoltarlo''
'Ndrangheta stragista, si riparte dall'intercettazione sull'attacco allo Stato
''Non conosco Dell'Utri e Piromalli''. Graviano torna a parlare nel processo 'Ndrangheta stragista
'Ndrangheta stragista, Lombardo: ''Graviano e Filippone colpevoli''. Chiesta condanna all'ergastolo
Graviano, Berlusconi e la 'Ndrangheta stragista