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L'anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame da oltre 100 giorni, deve restare al 41bis, il regime del carcere duro.
Lo ha stabilito il ministro della Giustizia Carlo Nordio, respingendo l'istanza di revoca avanzata dall'avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore del detenuto, che ha ricevuto una comunicazione dal ministero.
Nordio aveva tempo fino a domenica prossima per rispondere alla domanda. Ricordiamo che nei giorni scorsi il guardasigilli aveva ricevuto vari pareri di tutti gli organismi interessati dal procedimento, in particolare quelli della Procura nazionale antimafia - che riteneva potesse andare in regime di “alta sicurezza” - e della Procura generale di Torino - per cui doveva restare al 41bis.
Ricordiamo che il regime del 'carcere duro' era stato disposto il 4 maggio dell'anno scorso dall'allora Ministro della Giustizia Marta Cartabia per quattro anni perché nel corso della detenzione Cospito ha inviato, come spiegato dall’allora ministra, “numerosi messaggi” ai “compagni anarchici” che sono stati “invitati esplicitamente a continuare la lotta contro il dominio, particolarmente con mezzi violenti ritenuti più efficaci”. Sul 41bis a Cospito si esprimerà la Cassazione, durante un’udienza che è stata fissata per il 24 febbraio (dopo averla fissata il 7 marzo), anticipandola rispetto al 20 aprile. A essere discusso è il ricorso sulla decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che aveva respinto un reclamo contro il regime di 41bis.


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Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio © Imagoeconomica


Oltre il caso Cospito: 41bis nel mirino
Alfredo Cospito
, classe 1967, è detenuto da oltre 10 anni. Nel 2014 è stato condannato a 10 anni e 8 mesi per aver gambizzato nel 2012 l'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, atto rivendicato dalla sigla Nucleo Olga Fai-Fri, Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale. Inoltre è accusato anche di aver piazzato due ordigni a basso potenziale vicino alla Scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo), nella notte tra il 2 e il 3 giugno del 2006.
Non vi furono vittime o feriti ma, si legge nella sentenza, solo per una fortunata casualità. Come sia, Cospito venne condannato a vent’anni di carcere. La Corte di Cassazione, successivamente riformulò l’originario capo di imputazione: non più “strage contro la pubblica incolumità”, ma “strage contro la sicurezza dello Stato”. Quanto basta per un nuovo processo d’appello. Il nuovo reato prevede l’ergastolo ostativo.
Lo scorso 4 maggio, la situazione è diventata ancora più grave quando l’allora guardasigilli Marta Cartabia, come richiesto dalle Procure competenti, ha deciso di applicare all'anarchico (sarà il primo caso in Italia) il 41bis.
Il motivo?
Secondo l'accusa era "in grado di mantenere contatti con esponenti tuttora liberi dell’organizzazione eversiva di appartenenza” inviando scritti e articoli, contributi alle riviste dell’area anarchica e tramite la corrispondenza.
Da quel momento la situazione è precipitata.
Lo scorso 19 ottobre Cospito, che era detenuto a Sassari (in questi giorni è stato trasferito al carcere Opera di Milano) ha iniziato uno sciopero della fame.
Non solo per sé stesso, ma anche per gli altri detenuti.
Così ha affermato in una dichiarazione spontanea nel corso di un'udienza del processo di Torino: "Condannato in un limbo senza fine, in attesa della fine dei miei giorni. Non ci sto e non mi arrendo ma continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro per far conoscere al mondo questi due abomini repressivi di questo Paese".
Ai medici che lo hanno visitato ha sottolineato che il suo obiettivo non è "uscire dal regime del 41bis", visto che "questi politici non conoscono la realtà del carcere" e quindi "non sanno che una cella singola è da privilegiati”. Al contrario Cospito vuole che l’intero regime del carcere duro sia "completamente abolito", perché a suo dire "soprattutto impedisce una manifestazione del pensiero". E lo avrebbe ribadito anche ai parlamentari dem Debora Serracchiani, Andrea Orlando, Silvio Lai e Walter Verini, che si erano recati in Sardegna per verificarne le condizioni di salute ("Il 41bis è disumano, andrebbe tolto a tutti, anche ai mafiosi"). Già da queste parole è chiaro che Cospito porta avanti delle argomentazioni che vanno oltre la propria condizione.
Certo è che all'origine di tutto vi è la decisione del precedente Governo Draghi di adottare una misura particolarmente dura quando, forse, potevano essere adottate altre azioni di controllo sul detenuto come il visto di censura, la vigilanza specializzata, la videoregistrazione dei colloqui e degli ambienti per i detenuti ad alta sicurezza e così via. Perché questa decisione?


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Lo sciopero della fame “più falso della storia”
In una relazione di due pagine del 30 gennaio scorso, il generale Mauro D'Amico - capo del Gruppo Operativo Mobile del corpo della polizia penitenziaria - riportava che Alfredo Cospito avrebbe definito il suo sciopero della fame il più falso della storia”. Il rapporto nello specifico riguarda la permanenza dell'anarchico al 41bis presso il penitenziario di Sassari. Nel colloquio del 16 gennaio 2023 - ha scritto il capo del Gom - il detenuto ha precisato di “assumere una grande quantità di integratori e di stare fisicamente molto meglio, tanto da aver notato un grande miglioramento dell’asma cronica che lo affligge”.
Il contenuto della relazione era stato anticipato da Repubblica.it.
Alcune parti del documento erano già state pubblicate sempre dal ‘Fatto’ il 2 febbraio e riportavano che Cospito, con i medici venuti a visitarlo, era stato rassicurante tanto da avergli detto di sapere fino a che punto può arrivare”. “Prima non mi conosceva nessuno - avrebbe detto -, da quando sono al 41-bis mi conoscono tutti e leggono quello che ho scritto: prima non era così”. Durante le ore di socialità previste dal regime del 41bis Cospito ne avrebbe parlato anche con alcuni esponenti mafiosi rinchiusi nello stesso carcere. “Per fare lo sciopero della fame bisogna essere in salute”, avrebbe affermato. Ma non sono esponenti mafiosi qualsiasi: l’anarchico “è inserito nel gruppo di socialità denominato 3A, insieme ai detenuti Pino Cammarata (mafia), Pietro Rampulla (l'artificiere della strage di Capaci ndr), Vincenzo Tolomelli (camorra). Dal 20 ottobre ha intrapreso uno sciopero della fame e della terapia che il detenuto ha definito ‘un digiuno ad oltranza per l’abolizione delle limitazioni previste sia dall’articolo 41bis sia dall’ergastolo ostativo’”.
Tornando alla relazione anticipata da Repubblica.it, il capo del Gom spiega che “con il giusto megafono mediatico la sua vicenda ha generato una mobilitazione che appare in continua crescita (…) Lo stesso detenuto se ne è reso conto, durante una visita medica ha affermato che la sua protesta sta venendo strumentalizzata ed è stata trasformata in una ‘macchietta’ dagli ‘uomini della sinistra’ che non conoscono la realtà del carcere che starebbero strumentalizzando la sua figura”.
D’Amico, secondo quanto anticipato da Repubblica.it, aveva riportato altre considerazioni attribuite a Cospito, che definisce “carismatico, astuto e opportunista”. Diversi detenuti al 41-bis dell’area campana, sempre secondo il generale D’Amico, hanno manifestato la volontà di sostenere Cospito nella sua battaglia, “comprendendo astutamente che questa potrebbe rappresentare un’occasione per minare il regime differenziato”.
Nel rapporto D'Amico ha anche valutato la condotta in carcere di Cospito: “Nel corso della permanenza presso la casa circondariale di Sassari (l’anarchico il 30 gennaio scorso è stato trasferito a Opera, ndr) Cospito ha tenuto una condotta aderente alle norme penitenziarie, non si registrano infrazioni disciplinari a suo carico”.

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