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Al covo di Campobello di Mazara trovati diversi documenti di identità contraffati

I carabinieri del Ros stanno perquisendo, a Bagheria, le abitazioni di Maria Mesi, ex amante del boss Matteo Messina Denaro, e del fratello Francesco. Entrambi sono stati indagati, in passato, per aver favorito la latitanza del capomafia. Francesco Mesi patteggiò la pena. La donna, invece, venne arrestata il 14 giugno del 2000. Insieme a lei finirono in carcere altre due persone accusate di essere intestatarie del contratto di affitto di un appartamento in cui Messina Denaro si nascondeva ad Aspra, nel palermitano. Maria Mesi fu condannata in primo e in secondo grado per favoreggiamento aggravato alla mafia ma la Cassazione annullò l'aggravante sostenendo che il rapporto sentimentale con il boss escludesse l'agevolazione di Cosa Nostra.
L’Ansa e anche 'La Repubblica', inoltre, parlano di una donna interrogata dagli uomini del Ros. Secondo quanto riportato, avrebbe spiegato di aver frequentato Matteo Messina Denaro, ma di aver saputo che fosse il boss stragista solo dopo aver visto le immagini in televisione della sua cattura. Gli inquirenti coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido però proseguono gli accertamenti: la spiegazione della donna non li avrebbe convinti.

Identità false
La 'primula rossa' di Castelvetrano negli anni avrebbe utilizzato le generalità di diversi fiancheggiatori. Lo sospettano gli inquirenti che, nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, tra le carte del capomafia hanno trovato documenti di identità contraffatti coi nomi e i dati di persone realmente esistenti. Non è ancora chiaro se i documenti siano stati contraffati dallo stesso capomafia o se qualcuno glieli abbia forniti precompilati e lui abbia soltanto apposto la sua foto. Diverse peraltro sono le foto tessera trovate nel nascondiglio del capo mafia. Prima di assumere l'identità del geometra Bonafede, utilizzata a partire almeno dal 2020, quando venne operato di cancro all'ospedale di Mazara del Vallo e utilizzò il codice fiscale e la carta di identità del suo fiancheggiatore, il boss avrebbe fatto uso dei documenti di altre persone. E con le generalità di altri favoreggiatori avrebbe viaggiato e concluso affari. Piste che gli inquirenti, che stanno tentando di andare a ritroso per ricostruite la latitanza del capomafia, ora approfondiranno. Per la prima volta dall'arresto, intanto, i carabinieri del Ros hanno diffuso le immagini del covo di vicolo san Vito, a Campobello di Mazara nel quale il padrino trapanese ha trascorso gli ultimi mesi da uomo libero. Una casa ordinata, i quadri alla parete, due leoncini di peluche, uno su un termosifone, l'altro sull'appendi panni, un divano marrone con due cuscini ben sistemati, una stanza adibita a palestra: l'appartamento di Matteo Messina Denaro poteva essere l'abitazione di un uomo qualunque. Nel salotto una tv, i libri disposti su una mensola, i quadri alle pareti con riproduzioni di dipinti famosi, come i Girasoli di Van Gogh e le foto dei protagonisti del film il Padrino e di Joker. Il capomafia aveva anche adibito a palestra un piccolo ambiente in cui teneva una panca e dei pesi. Nella stessa stanza c'erano l'asse da stiro, decine di scarpe costose sistemate in una scarpiera. Un appartamento come tanti dunque, quello acquistato dal geometra Bonafede per il capomafia.

Dossier Arresto Matteo Messina Denaro

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