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Il senatore del M5S ad “Accordi&Disaccordi”: "Se parlasse costringerebbe a riscrivere la storia"

"Matteo Messina Denaro è uno dei pochissimi che se parlasse costringerebbe questo paese a fermarsi e a riscrivere la sua storia, perché racconterebbe quello che c'è stato dietro le stragi del '92 -'93, ed è stato protetto fino ad ora perché ha una bomba atomica. Cioè ha un dito che se preme il grilletto fa saltare il paese, così come Graviano e Bagharella.
Questi non parlano per questo motivo. Altrimenti bisognerebbe spiegare perché non hanno collaborato sino ad ora. Alla fine, se le stragi fossero state fatte solo da mafiosi, sono stati tutti scoperti e tutti condannati. Addirittura ci sarebbe una collaborazione inesigibile perché i fatti sono stati accertati. Il fatto è che i magistrati gli dovrebbero fare delle domande inevitabili a cui non possono rispondere. Matteo Messina Denaro ha goduto di alte protezioni interne allo Stato per questo motivo. C'è stato naturalmente il supporto logistico del territorio, ma quanti mafiosi hanno avuto un supporto logistico di Matteo Messina Denaro sul territorio e li abbiamo presi dopo cinque anni, vent'anni, quindici anni, in poco tempo. Non si dura trent'anni se non si ha come Riina, come Provenzano e come Matteo Messina Denaro, un sistema di protezione all'interno delle istituzioni che ti consente di restare latitante tutto questo tempo. Smettiamola con questa narrazione del Messina Denaro paesano che viene protetto da quelli di Campobello di Mazara, non è così
".
Sono state queste le parole dell'ex procuratore generale di Palermo e ora senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Scarpinato durante la nuova puntata settimanale del talk di approfondimento del Nove “Accordi&Disaccordi”, andato in onda venerdì 27 gennaio. Il conduttore Luca Sommi ha accolto in studio, oltre a Scarpinato, anche il giornalista Federico Rampini e il direttore del 'il Fatto Quotidiano' Marco Travaglio.
Al centro del dibattito le intercettazioni e la cattura della ‘primula rossa di Castelvetrano. Quest'ultimo, come ha ricordato il senatore, "non è sempre stato nel suo feudo ma è stato in vari paesi. Si è spostato, andava lì quando serviva e poi andava per i fatti suoi". Secondo Scarpinato "la latitanza non si è protratta per tutto questo tempo perché c'erano dei paesani che lo proteggevano. Ci sono delle condanne definitive, di esponenti delle forze di polizia impegnate nelle investigazioni, che gli facevano sapere dove erano le microspie, dove erano le telecamere che dovevano inquadrare la sua uscita".
Ma sono gli effetti del suo arresto ad aver portato ancora una volta ad "una campagna che ha nel mirino l'abolizione del 41 bis, che è l'ultimo ostacolo per evitare che escano dal carcere 10 - 12 boss stragisti che conosco i nomi dei complici esterni delle stragi e che da trent'anni aspettano il mantenimento del patto: 'siamo stati zitti, vogliamo uscire'.
"Dobbiamo vedere le cose con un'ottica globale, altro che pregiudizi" ha detto l'ex pg di Palermo riferendosi a ciò che aveva detto Carlo Nordio durante l'esposizione della relazione sull'amministrazione della giustizia alla Camera.
"Io credo che il ministro Nordio o non conosce la realtà o è veramente obnubilato da pregiudizi che sono gravi per un ministro", ha detto Scarpinato sottolineando come il ministero sia "il portatore di un progetto politico organico di ampio respiro, nella sua maggioranza governativa, che potremmo definire la lunga marcia verso l'impunità, in una fase storica in cui hanno finalmente i voti per realizzare il sogno di riportare indietro l'orologio della storia, quando c'era una giustizia classista. Noi non dobbiamo guardare alle singole riforme una ad una. Noi dobbiamo guardare l'insieme e vediamo che c'è un progetto organico. Hanno iniziato introducendo nella riforma dell'ergastolo ostativo una tema che non centrava assolutamente niente, e che la Corte Costituzionale non ha preso minimante in considerazione: con un colpo di mano hanno stabilito che i condannati per i reati più gravi di corruzione, anche commessi in associazione a delinquere, quindi i componenti dei comitati di affari, le P3 delle varie cricche possono uscire da carcere senza collaborare, senza indicare gli altri complici delle reti correttive e senza dire dove hanno nascosto i loro tesori”.
"Se questa riforma fosse stata applicata in Belgio non avrebbe consentito gli sviluppi dello scandalo del Qatar. Perché Panzieri non avrebbe avuto motivo di collaborare" ha spiegato.
Durante la trasmissione è stato toccato anche il tema delle riforme della giustizia.
Riforme che vengono portate avanti a colpi di argomentazioni che puntualmente vengono smentite, come il caso dell’abuso sulle intercettazioni.
Nello specifico Scarpinato ha parlato della riforma sull’abuso d’ufficio, sulla quale “continuano con l'affermazione che bisogna evitare la burocrazia difensiva, la paura della firma che impedisce di utilizzare in tempo utili i soldi del Pnrr. Dicono questo e tacciono un fatto: che dal 2020 non è più possibile per il giudice penale sindacare tutta l'attività discrezionale dei pubblici amministratori. Il reato è stato riformato tanto che la Corte dei Conti siciliana ha detto che si è passati dal reato di abuso d'ufficio all'abuso di firma. Oggi il reato esiste solo se il pubblico amministratore viola una norma imperativa che stabilisce un comportate cogente. Questo fatto nessuno lo prende in considerazione".
E poi ancora, il ministro Nordio, così come la maggioranza, dicono che "ci sono sei mila processi e trenta condanne. Certo che ci sono sei mila processi e trenta condanne perché dopo che hanno cambiato reato nel 2020 migliaia di processi che sono iniziati con la vecchia norma si è stati costretti ad archiviarli, oppure in giudizio a dichiarare che non si poteva procedere. Moltissimi processi finiscono perché si prescrivono e ci sono moltissimi cittadini che non sanno che le norme sono cambiate, ma che sono cambiate ancor prima del 2020 e che rendono il reato di abuso d'ufficio quasi impossibile da dimostrare per cui fanno le denunce e c'è una tagliola".
Ma "non solo vogliono abolire quello che resta dell'abuso d'ufficio ma nel frattempo aumentano la discrezionalità dei sindaci, contro il parare del Consiglio di Stato, aumentato il potere di affidare appalti sino a 500 mila euro. Quindi abbiamo una insindacabilità assoluta dei sindaci e una assoluta zona di opacità".
Il ministro della giustizia, sempre durante l'esposizione della relazione alla Camera, ha affermato che i pm antimafia "drammatizziamo il problema della mafia, ma lo vada a spiegare ai commercianti e agli imprenditori di Palermo, di Reggio Calabria, di Milano che continuano a pagare le estorsioni. Lo vada a spiegare a tutti quelli che continuato a subire la violenza mafiosa e lo vada a spiegare anche a Eurojust e alle agenzie internazionali che hanno la dimostrazione che le mafie sono diventate i principali attori del crimine internazionale, fanno parte strutturalmente della società italiana e mentre gli altri paesi prendono l'Italia come modello di legislazione antimafia e anche di legislazione anticorruzione - io dopodomani sarò alla tv francese per discutere sulla corruzione in Francia, e hanno come punto di riferimento noi - e noi abbiamo una classe dirigente che dice 'ma la mafia non c'è più'. Addirittura la Cartabia prevedeva l'estinzione in Appello dei processi di mafia se non venivano definiti in due anni, ha previsto che anche per il mafioso che ti sequestro se tu non fai la querela non puoi perseguire il reato per ufficio".

Dossier Arresto Matteo Messina Denaro

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