L'arma aveva la matricola cancellata. Trovate anche venti cartucce
Nel covo di vicolo San Vito a Campobello di Mazara, il primo covo trovato di boss Matteo Messina Denaro, i carabinieri hanno trovato anche una pistola revolver "Smith & Wesson" calibro 38 special, completa di 5 cartucce. L'arma, con matricola cancellata, è stata trovata durante una perquisizione. In casa il capomafia teneva anche 20 cartucce dello stesso calibro. Nell’abitazione perquisita ieri a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani a via San Giovanni 224, invece è stato trovato un bicchiere con dentro 40 bossoli, tutti esplosi. La casa sarebbe degli ex suoceri di Andrea Bonafede, i coniugi sono morti anni fa e la casa risulta disabitata da tempo.
L'arma, consegnata al Ris per le analisi, era carica e occultata in un sottofondo di un mobile della cucina che è stata smontata totalmente. Gli accertamenti tecnici diranno se è stata usata per alcuni degli omicidi contestati al boss.
Il traslocatore di Messina Denaro
Gianni Jihed, 33 anni, è un ragazzo di origini tunisine ma nato a Mazara del Vallo e titolare della ditta di traslochi ‘Casa Nuova'. Era la mattina del 24 maggio dello scorso anno e Matteo Messina Denaro lo aveva chiamato per spostare il mobilio di via San Giovanni 260, a Campobello di Mazara, al vicolo San Vito.
"Non fece nomi, aveva una voce molto rilassata, disse che aveva bisogno di un trasloco a Campobello e mi mandò le foto dei mobili su Whatsapp con l’indirizzo di via San Giovanni 260″ ha spiegato Jihed al Corriere della Sera.
Nello specifico la ditta di traslochi doveva trasportare “un letto, una lavatrice, il frigo e due armadi completamente vuoti”.
"Roba economica, tanto che gli feci un prezzo basso - ha detto Jihed - Cinquecento euro, pagò in contanti alla consegna. Ma non andai io personalmente, per quella consegna incaricai due miei dipendenti e altri due li chiesi in prestito a un’altra ditta. Tutti ragazzi trentenni come me, che non l’hanno riconosciuto".
Un lavoro semplice, portato a termine senza troppi problemi. Eccetto un piccolo ritardo, non troppo digerito dal boss: "Quella mattina alle 7.10 gli mandai un Whatsapp per avvisarlo che saremmo arrivati con circa 20 minuti di ritardo. Mi inviò allora un messaggio vocale che ancora conservo sul telefonino e a risentirlo oggi mi fa davvero accapponare la pelle. Stavolta la sua voce era molto infastidita, il tono sempre calmo ma completamente diverso. Disse: ‘L’importante è che non tardate ancora. Vi stiamo aspettando fuori...'.
Solo negli ultimi giorni Gianni Jihed ha capito chi era realmente il suo cliente.
"Ho chiamato un mio amico avvocato, Antonio Mariano Consentino, per chiedergli consiglio e lui mi ha portato subito alla polizia che così ha trovato sul mio cellulare anche l’indirizzo del covo di via San Giovanni", ha detto Jihed.
"In questa città tutti mi conoscono, ho portato col camion aiuti in Ucraina, ho fatto un lavoro anche per Anna Corona, il nome non dovrebbe suonarvi nuovo se avete seguito il caso della piccola Denise Pipitone. Pure a Mazara 2, il quartiere più difficile, sono benvoluto. Io lavoro, faccio traslochi, non sono una spia".
Dossier Arresto Matteo Messina Denaro
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