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Il Gip: sua figura risulta “quella dell'affiliato 'riservato' al servizio diretto del capomafia"

È durato un quarto d'ora l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip di Palermo di Andrea Bonafede: il geometra 59enne che ha prestato la sua identità a Matteo Messina Denaro, consentendogli di fare una vita più o meno normale, di acquistare una casa, di comprare un'auto e di sottoporsi alle cure chemioterapiche presso una clinica privata del capoluogo siciliano, si è avvalso della facoltà di non rispondere. È iniziato intorno alle 11 di questa mattina, ma poco dopo i magistrati e la difesa hanno lasciato il carcere del Pagliarelli dove il Bonafede è detenuto da lunedì scorso, quando è stato arrestato con l'accusa pesante di associazione mafiosa. Non ha detto nulla; scena muta.
La sua identità, per la procura di Palermo, è stata utilizzata per un tempo considerevole dal boss castelvetranese. Il gip nell'ordinanza che disponeva la misura cautelare, sottolineava che per "il ruolo di eccezionale rilevanza sia fattuale che simbolica ricoperto da Messina Denaro nell'ambito dell'associazione mafiosa, la figura di Bonafede appare riconducibile a quella dell'affiliato 'riservato' al servizio diretto del capomafia". E tale qualifica "appare confermata dal protrarsi nel tempo della condotta di Bonafede e dalla reiterazione di condotte di diversa tipologia attuate da quest'ultimo per consentire al Messina Denaro non soltanto di proseguire la sua latitanza, ma altresì e soprattutto per mantenere il suo ruolo di comando nell'organizzazione mafiosa ben dimostrato dalle molteplici risultanze delle indagini che in questi anni hanno condotto ad innumerevoli arresti di affiliati, oltre che da ultimo, al momento dell'arresto del Messina Denaro, dalla sua disponibilità di ingenti risorse economiche che non possono trovare altra spiegazione se non nella detta persistenza del ruolo direttivo ed operativo al vertice dell'organizzazione mafiosa".
Per il gip Alfredo Montalto, il vero Bonafede "ha consapevolmente fornito a Matteo Messina Denaro, per oltre due anni, ogni strumento necessario per svolgere le proprie funzioni direttive: identità riservata, un covo sicuro, mezzi di locomozione da utilizzare per spostarsi in piena autonomia". Così "occorre innanzitutto evidenziare che la difesa minimizzatrice tentata dal Bonafede allorché è stato sentito subito dopo l'arresto di Messina Denaro (il 16 gennaio 2023) è stata già documentalmente e quindi inconfutabilmente smentita dagli accertamenti investigativi che l'hanno seguita". Si aggiunga - ha scritto il gip riprendendo la richiesta dei pubblici ministeri - che “le condotte di Andrea Bonafede si sono protratte certamente per molti mesi: le parziali ammissioni della persona sottoposta alle indagini, alla luce dei preliminari riscontri raccolti, confermano che l'acquisto della abitazione e la cessione di un documento di identità sul quale apporre la propria fotografia risalgono a un periodo risalente almeno al 27 luglio 2020 (epoca di acquisto della prima autovettura) o comunque al 13 novembre 2020 (epoca del primo intervento subito da Matteo Messina Denaro sotto le mentite spoglie di Andrea Bonafede)". Bonafede, infatti, "ha senza dubbio fornito all'associazione mafiosa un contributo continuativo di estrema rilevanza, che va ben oltre quello pacificamente attribuito all'autista. Non è, infatti, di certo minimamente credibile che il latitante notoriamente più pericoloso e più ricercato d'Italia, che pure, come dimostrato dalle innumerevoli indagini di questi anni finalizzate alla sua cattura ha potuto sempre disporre di un'attentissima e ampia cerchia di soggetti che gli hanno consentito di proseguire la sua latitanza e nel contempo le sua attività di direzione dell'associazione mafiosa Cosa nostra quanto meno nell'intera provincia di Trapani, si sia a un certo momento affidato a un soggetto occasionalmente incontrato, non affiliato e che non vedeva da moltissimi anni, per coprire la sua identità, soprattutto nel momento in cui aveva necessità di entrare in contatto con strutture pubbliche sanitarie (con conseguente elevato rischio di essere individuato come in effetti è poi avvenuto il 16 gennaio 2023), oltre che per acquistare l'immobile ove per un periodo di almeno sei mesi e fino all'arresto ha poi dimorato".
Nel frattempo, proseguono le indagini della Procura e le perquisizioni dei Carabinieri del Ros e del comando nucleo investigativo di Trapani nella casa di famiglia di Matteo Messina Denaro, a Castelvetrano, dove il boss ha passato gli anni precedenti alla latitanza e dove viveva con la madre. Trovati i classici occhiali da sole Ray Ban, con le lenti marroni, altre lenti, una foto nota del boss giovane con quegli occhiali, accanto a quella del padre Francesco, una bottiglia di Champagne, libri tra i quali "Facce da mafiosi". Attualmente risultano indagati anche i figli di Giovanni Luppino, il commerciante di olive, autista di Messina Denaro, arrestato con lui. Nell'appartamento del figlio Vincenzo è stata trovata una “stanza riservata” che è risultata vuota e in un cortile dei Luppino è stata individuata la Giulietta nera del boss acquistata con i documenti di Andrea Bonafede.

Dossier Arresto Matteo Messina Denaro

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