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In serata scoperto terzo covo del boss trapanese. E nel primo rifugio spuntano altri documenti.

La notizia è arrivata in serata: la Polizia di Stato ha individuato un terzo covo, sempre a Campobello di Mazara, in cui Matteo Messina Denaro avrebbe trascorso la propria latitanza. Si tratta di un appartamento che il capomafia avrebbe abitato prima di trasferirsi nella casa di vicolo San Vito. La Polizia di Stato è riuscita ad arrivare al covo attraverso chi gli ha fatto il trasloco. Da lì, i primi di giugno, si sarebbe poi trasferito nella nuova abitazione raggiunta nei giorni scorsi dagli inquirenti. Dalle prime informazioni l'alloggio è vuoto e risulta in vendita. Gli investigatori dello Sco stanno comunque repertando ogni elemento utile. L'appartamento è al primo piano al civico 260 di via San Giovanni.

La perquisizione del secondo covo, e il bunker nascosto
Era nascosto dietro un armadio, coperto da una parete scorrevole, la camera blindata che, sospettano gli inquirenti, era a disposizione del boss trapanese Matteo Messina Denaro. Il bunker è stato trovato in un appartamento in via Maggiore Toselli 34, lontano circa un chilometro dall'abitazione che era stata acquistata da Andrea Bonafede (l'uomo che gli aveva prestato la propria identità) e collocata in via San Vito.
Al nuovo covo gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza sarebbero arrivati grazie ad accertamenti sui dati catastali scavando a fondo sugli uomini storicamente vicini al latitante.
E così è emerso che l'appartamento è riconducibile a Errico Risalvato, 70 anni, nel 2001 assolto dall’accusa di mafia.
E' il fratello di Giovanni Risalvato, che per mafia è invece stato condannato a 14 anni: ha scontato la sua pena e ora è in libertà.
Le indiscrezioni raccolte dopo la perquisizione all'interno del bunker sono state trovate delle scatole. Alcune avevano delle carte all'interno. Altre erano vuote.
Da qui le domande: è possibile che qualcuno abbia portato via delle carte una volta saputa la notizia dell'arresto del superlatitante? E se così fosse, perché lasciare gli altri documenti?
Oltre alla curiosità di conoscere il contenuto delle carte rimaste, ed ora a disposizione degli inquirenti, c'è la necessità di comprendere se queste siano effettivamente scritti di Matteo Messina Denaro o documenti da lui semplicemente conservati.
Per questo motivo saranno necessarie delle perizie calligrafiche. Esami saranno svolti anche dagli uomini del Ris dei carabinieri, che dovranno analizzare le tracce ematiche trovate nel bunker. Esami necessari per accertare se effettivamente quella stanza segreta sia stata utilizzata da Messina Denaro. L'esito non e' ancora stato consegnato ma alcune impronte sarebbero state rilevate e si attende il riscontro. A coordinare le indagini il procuratore della Repubblica, Maurizio De Lucia e l'aggiunto Paolo Guido.
Questa mattina alcuni uomini dello squadrone eliportato Cacciatori di Sicilia parteciperanno anche alle perquisizioni nel primo covo del mafioso Matteo Messina Denaro, in vicolo San Vito a Campobello di Mazara. Il reparto dei carabinieri è specializzato in perquisizioni e ricerca di bunker. I militari faranno ingresso all'interno dell'appartamento di proprietà di Andrea Bonafede, non appena i RIS avranno terminato i rilievi tecnici.
A quanto si apprende nell'appartamento sono stati rinvenuti altri appunti (fogli singoli e post-it), in cui compaiono anche nomi e sigle. Vi sarebbe il riferimento ad una rete di relazioni. A quanto si apprende essi partirebbero dal 2016 per giungere fino ai nostri giorni. Gli investigatori hanno trovato un "ambiente occultato" in cui vi era altra documentazione, tra cui svariati "pizzini" con nomi, numeri di telefono, spese di viaggio. Intanto i magistrati della Procura di Palermo e gli organi inquirenti proseguono il lavoro sulla rete di protezione del capomafia.


covo perquisizione cc acfb

Sequestrato l'appartamento della madre di Bonafede
E' notizia di oggi anche il sequestro dell'appartamento della madre di Andrea Bonafede.
La casa si trova all'angolo tra la via Marsala e la via Cusmano sempre a Campobello di Mazara. L'appartamento a pian terreno ha due ingressi. Da tempo però la casa è disabitata. Infatti la mamma di Bonafede vive nella casa di Tre Fontane insieme a una delle sue figlie.
L'attenzione sulla figura di Andrea Bonafede è ovviamente massima. Come hanno spiegato gli inquirenti nella conferenza stampa da una prima analisi la carta d'identità che è stata trovata nella tasca di Messina Denaro non sembrerebbe alterata.
Ciò significa che o qualche professionista ha provveduto a sostituire le foto, o la stessa è stata rilasciata direttamente in quel modo. Quel che è certo è che il documento è stato rilasciato nel 2016.
Bonafede durante l'interrogatorio ha riferito di aver dato il documento a Messina Denaro circa un anno fa. Poco prima l'acquisto dell'appartamento messo a sua disposizione. Secondo gli inquirenti ha mentito perché dalle indagini è emerso che il boss trapanese avesse la carta d'identità almeno dal 13 novembre 2020. E' quella la data, infatti, in cui si era sottoposto all’intervento chirurgico per il cancro al colon nell’ospedale di Mazara.
L'approfondimento investigativo su Bonafede diventa importante per capire quelli che sono stati i movimenti di Messina Denaro negli ultimi anni.
Nel frattempo è emerso un altro elemento: dalla banca dati risultano in questi anni dei controlli stradali (almeno due) ad Andrea Bonafede. Le forze dell’ordine lo hanno fermato, hanno chiesto i documenti e lo hanno lasciato andare. Era il vero Bonafede o il boss? Forse non si potrà mai sapere.


perquisizione mmd covo acfb

Convalidato l'arresto dell'autista di Messina Denaro
Questa mattina il Gip Fabio Pilato ha convalidato l'arresto in flagranza di Giovanni Luppino, il commerciante di olive incensurato, alla guida dell'auto che tre giorni fa ha condotto Matteo Messina Denaro presso la clinica La Maddalena di Palermo, dove era in cura per una forma aggressiva e avanzata di cancro al colon.
Il giudice si è riservato di decidere sulla richiesta di custodia cautelare in carcere. Come è noto Luppino risponde di procurata inosservanza della pena e favoreggiamento aggravati dal metodo mafioso.
A quanto è dato sapere avrebbe risposto al Gip affermando di non sapere che l'uomo che accompagnava fosse Matteo Messina Denaro. "Se l'avessi saputo sarei stato un pazzo ad accompagnarlo, ma non lo sapevo", avrebbe detto.
Successivamente ai giornalisti ha parlato il legale di Lupino, Giuseppe Ferro: "Non ha esitato a rispondere a tutte le domande del gip spiegando che non sapeva che si trattasse di Matteo Messina Denaro ma che Andrea Bonafede glielo aveva presentato con il nome di Francesco, dicendo che fosse suo cognato". "Lui lo ha accompagnato in ospedale per la chemioterapia per solidarietà umana", ha aggiunto. Luppino ha conosciuto quello che si è rivelato essere Matteo Messina Denaro "tempo fa" e "la mattina del 16 gennaio il boss - come 'cognato di Bonafede' - si è presentato a casa sua ricordandogli che già si conoscevano, e gli ha chiesto la cortesia di accompagnarlo perché stava male".

La perquisizione del reparto di Oncologia dell'ospedale Trapani
Ieri i Carabinieri si sono recati nel reparto di Oncologia medica dell'ospedale Sant'Antonio Abate di Trapani alla ricerca della documentazione sanitaria di Andrea Bonafede, il nominativo utilizzato dal boss per accedere alle cure. La perquisizione è stata effettuata dai militari del Comando provinciale.

(in aggiornamento)

Foto © ACFB

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